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Parasite

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view post Posted on 6/11/2019, 16:58     +1   -1
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Resurrection

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Parasite

locandina



Titolo:
Parasite

Anno:
2019

Regia:
Bong Joon-ho

Cast:
Song Kang-ho è Ki-Taek
Sun-kyun Lee è Mr. Park
Yeo-jeong Jo è Yeon-Kyo
Choi Woo-Sik è Ki-Woo
Park So-dam è Ki-Jung
Hyae Jin Chang è Chung-Sook

Durata:
132'

Uscita:
Italia giovedì 7 novembre 2019

Nazione:
Corea del Sud

Questo film è edito in Italia.

Trama:
Ki-woo vive in un modesto appartamento sotto il livello della strada. La presenza dei genitori, Ki-taek e Chung-sook, e della sorella Ki-jung rende le condizioni abitative difficoltose, ma l'affetto familiare li unisce nonostante tutto. Insieme si prodigano in lavoretti umili per sbarcare il lunario, senza una vera e propria strategia ma sempre con orgoglio e una punta di furbizia. La svolta arriva con un amico di Ki-woo, che offre al ragazzo l'opportunità di sostituirlo come insegnante d'inglese per la figlia di una famiglia ricca: il lavoro è ben pagato, e la villa del signor Park, dirigente di un'azienda informatica, è un capolavoro architettonico. Ki-woo ne è talmente entusiasta che, parlando con la signora Park dei disegni del figlio più piccolo, intravede un'opportunità da cogliere al volo, creando un'identità segreta per la sorella Ki-jung come insegnante di educazione artistica e insinuandosi ancor più in profondità nella vita degli ignari sconosciuti.


Riconoscimenti
- Premio Oscar 2020 come miglior film, miglior film straniero, miglior sceneggiatura originale e miglior regia.


Trailer:

Video



Edited by cris01 - 10/2/2020, 17:22
 
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view post Posted on 7/11/2019, 12:46     +1   -1
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Film interessante! Appena possibile lo vedrò
 
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view post Posted on 15/11/2019, 23:47     +1   -1
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Da malata di film quale sono, dopo tutti i post in giro per facebook non potevo certo non vederlo. L'ho trovato una piccola gemma, un film che sicuramente merita di essere visto in tutta calma. Riesce a passare dalla commedia al grottesco lasciandoti incollato allo schermo e portandoti a riflettere alla fine della visione. Una menzione speciale va alle location. Non dico altro per evitare spoiler a chiunque volesse vederlo :cuore:
 
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view post Posted on 8/12/2019, 00:48     +1   -1
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Fantasma dei kdrama passati

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È difficile parlarne senza rimanere impigliati in una foresta di spoiler, visto che la trama è fitta di colpi di scena. Ma ci proviamo, perché Parasite è pazzesco.

Tutti i personaggi gravitano intorno alla casa della famiglia Park (padre madre figlio e figlia); con una serie di stratagemmi la famiglia Kim (padre madre figlio e figlia), quattro disoccupati dei bassifondi della città, vi si introduce lavorandone alle dipendenze.
Ma è proprio quando i Kim si sentono arrivati, sistemati e al sicuro, che la situazione degenera e la black comedy si vena di tensione, ma continua a conservare dei tratti di commedia, a dispetto dello spettatore stesso, anche mentre vira verso il thriller.
gif gif gif

Il cast è straordinario... avevo visto Park So-dam in Cinderella and four knights e Lee Sun-kyun in Coffee Prince... è stato un piacere vederli in un contesto più maturo, ma devo dire che gli attori sono tutti ottimi nei loro ruoli!
:inlove:

La casa merita un discorso a parte non solo perché è bellissima e il regista la sfrutta in maniera straordinaria per incorniciare le azioni dei personaggi, mostrandola luminosa e desiderabile all'inizio, via via più oscura e minacciosa col procedere del film; ma perché è l'oggetto del desiderio di tutti i personaggi, si può dire che l'intera storia ruota intorno ad essa.

Chicca
La strana mistura di tensione e commedia che caratterizza il tono dell'intero film è sottolineata dalla colonna sonora con... Gianni Morandi! (La scena è un po' spoilerosa, siete avvertiti!)

Video

L'imitazione dell'annunciatrice nordocreana, così completamente fuori luogo - e che rivela un lato del carattere del personaggio che non era mai emerso prima - mi ha fatta ribaltare dal ridere. :mhuaua:
Parasite è ancora nelle sale, se ne avete l'occasione lo consiglio!
gif
 
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view post Posted on 10/12/2019, 14:34     +1   -1
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Yamashita Señorita

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Avevo visto il trailer e mi aveva incuriosita l'atmosfera che da quasi comica diventava man a mano piu' cupa! Non ho avuto modo di vederlo pero' e qui in sala non l'ho visto, magari lo trovo tra qualche settimana in aereo, chissa'!

CITAZIONE (Yeon Suk @ 8/12/2019, 00:48) 
La strana mistura di tensione e commedia che caratterizza il tono dell'intero film è sottolineata dalla colonna sonora con... Gianni Morandi!

:gnegne: no vabbe', spettacolo! Immagino il senso di straniamento misto a familiarita' e trash degli spettatori italiani in sala! Cose che i coreani non potranno mai capire :smoke: :gnegne: :gnegne:
 
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view post Posted on 22/12/2019, 02:24     +1   -1
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Fantasma dei kdrama passati

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CITAZIONE (Dama Heiko @ 10/12/2019, 14:34) 
:gnegne: no vabbe', spettacolo! Immagino il senso di straniamento misto a familiarita' e trash degli spettatori italiani in sala! Cose che i coreani non potranno mai capire :smoke: :gnegne: :gnegne:

In un'intervista, il regista ha raccontato di non conoscere Morandi in realtà, e di aver scelto la canzone perché da giovane il padre amava la musica leggera italiana e restituiva un'impressione di luminosità mediterranea che creava un contrasto interessante con i ricordi e con la scena.
Ha detto anche che il distributore italiano, quando ha visto la scena, si è entusiasmato come un matto e lui non capiva perché. :gnegne:
 
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view post Posted on 9/1/2020, 12:22     +1   -1
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Yamashita Señorita

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CITAZIONE
Ha detto anche che il distributore italiano, quando ha visto la scena, si è entusiasmato come un matto e lui non capiva perché. :gnegne:

:gnegne: :gnegne:

Sono riuscita nella mia impresa di vedere il film in aereo alcune settimane fa!
Avevo aspettative abbastanza alte visto i bei commenti che avevo letto e devo dire che sono state rispettate, anche se nella seconda meta' della storia ero assolutamente distrutta - al punto di coprire lo schermo e leggere solo i sottotitoli sotto da quanta impressione e ansia avevo :spavento:

L'inizio mi e' piaciuto moltissimo, la genialita' della famiglia Kim e' veramente degna di ammirazione e sebbene mi dispiacesse che degli "innocenti" ci andassero ogni volta di mezzo, e' stato interessante assistere al loro piano d'azione. Man mano che si procede con la visione, il tutto diventa sempre piu' angosciante e sgradevole, ma allo stesso tempo lancia in mondo netto e graffiante il messaggio di fondo che il film vuole dare :sniff:
Ho continuato a pensarci per diversi giorni e sono contenta che abbia ricevuto diversi riconoscimenti internazionali!
Consigliato anche da parte mia, ma non guardatelo da soli di notte :mhuaua:
 
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view post Posted on 21/1/2020, 23:38     +1   -1
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CITAZIONE (Dama Heiko @ 9/1/2020, 12:22) 
nella seconda meta' della storia ero assolutamente distrutta - al punto di coprire lo schermo e leggere solo i sottotitoli sotto da quanta impressione e ansia avevo :spavento:

Sì, a un certo punto la tensione si mette a salire e salire - e si capisce il perché di certe inquadrature che nella prima metà del film sembravano buttate lì, mentre nella seconda parte assumono tutto un altro significato. Penso in particolare
alle inquadrature della dispensa!
:scary:

Quello che a me ha mozzato il fiato più di ogni altra cosa è stato il finale
quando mi sono resa conto che l'incontro fra padre e figlio era solamente una fantasia del figlio: vuol dire che forse non si sarebbero incontrati mai più?
:munch:

Ha avuto ben sei nomination agli Oscar - miglior film straniero, miglior film, migliore regia, sceneggiatura originale, montaggio e scenografia. Quest'ultima candidatura è meritatissima: sia la villa della famiglia ricca che il quartiere povero sono stati interamente costruiti in studio!

:relax:

 
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view post Posted on 25/1/2020, 19:51     +1   -1
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Non sono molto portata per i film che trovo troppo corti preferendo di gran lunga i drama, ma non ho resistito e ho deciso di guardarlo visto che se ne parla molto per le tante sue candidature agli Oscar.

Beh, ovviamente mi è piaciuto molto soprattutto per il messaggio amaro che dà sull'argomento ricchezza/povertà...davvero il regista e l'autore sono riusciti a rappresentare questa storia in maniera cruda e realistica da pugno nello stomaco.

Certo la parte finale
è un po' meno realistica ma comprensibile vista l'esasperazione dei protagonisti 'poveri'


Ecco il motivo per cui non amo i film è perchè le storie finiscono troppo presto...infatti qui mi sarebbe davvero piaciuto vedere un seguito ovvero
sarebbe il figlio povero veramente riuscito a diventare ricco e comprare la casa liberando il padre? Il padre assassino avrebbe dovuto per sempre nascondersi nel bunker? Cosa è successo alla famiglia ricca senza il padre?
e via discorrendo...

Comunque bello bello, valutato con 10 e spero che vinca ancora tanti altri premi.

Ho letto che ricorda il giapponese Shoplifters che ha vinto tanti premi l'anno scorso, e sicuramente proverò a guardare anche quello per vedere se è veramente così.
 
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view post Posted on 7/2/2020, 16:48     +1   -1
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Finalmente mi posso aggiungere anch'io alla lista di coloro che “finalmente!” hanno visto il film; l'avevo adocchiato già dai tempi del festival di Cannes ed entusiasta com'ero che un film con tali tematiche fosse anche solo uscito, figuriamoci che avesse vinto il primo premio ad un festival cinematografico internazionale, mi misi a leggere un sacco di recensioni ed articoli per smorzare la noia dell'attesa dell'uscita nelle sale. Bene, ora che sono riuscita a vedere questo famigerato film..... sono rimasta letteralmente senza parole......nel senso che inanzi tutto non sapevo proprio cosa pensare e quindi neanche cosa dire. Se qualcuno mi avesse chiesto, a visione appena finita, un mio parere a tal proposito, credo che l'unica cosa che sarei riuscita a dire sarebbe stato qualcosa come: “mmmmm....” oppure “ehm.....” tanto era grande la confusione che avevo in testa e tanto profondo quel senso di smarrimento che questo film mi aveva procurato; così per far diradare un po' la nebbia nel mio cervello sono andata a leggermi ALTRI articoli, stavolta con la presenza di spoiler per schiarirmi le idee con delle letture più analitiche e critiche in quel caos che è stato il mio post-visione......così mi sono resa conto di aver letto una carrellata di articoli, interviste, recensioni che per forza di cose sono andate in parte a riempire quel vuoto di opinioni e idee che questo film mi aveva lasciato. Paradossalmente avevo più opinioni prima di vedere il film che non dopo, e questo credo sia dovuto al fatto che la storia riesce molto bene a cambiare forma e direzione rendendo quindi le aspettative ed i pre-giudizi dello spettatore già a metà film obsoleti e vani. Quindi, la prima cosa che posso sicuramente affermare è come questo sia un film decisamente sui generis, cacofonico, capace di confonderti ma di farsi ricordare allo stesso tempo, che può ben passare da momenti molto divertenti a momenti crudissimi tutto in pochi minuti. Ma devo andare più nel dettaglio....
L'avevo letto in praticamente quasi tutti gli articoli dai quali sono passata, non riuscivo a crederci, eppure è proprio così: questo film particolare si “spacca” in due parti, due metà molto diverse fra loro, tanto che agli amanti del cinema sembrerà che muti proprio genere......così questo cambiamento viene descritto in un articolo di Vulture:
CITAZIONE
“ Ormai, Bong ha lasciato il realismo sociale indietro d'un bel pezzo e si è addentrato in territorio da film-horror, con case infestate, segreti sepolti, scheletri che appaiono all'improvviso. Via via che la tensione aumenta, vira verso la farsa; il fulcro del film è una meraviglia da una frazione di secondo nella quale ogni oggetto –– una tenda illuminata sul prato, uno walkie-talkie, una lampadina tremolante –– risuona come un matto.”

Realismo sociale, horror-movie, farsa.....vedete quanti generi vengono attribuiti a questo film e come questi generi stessi stiano ai poli completamente opposti l'uno dall'altro....eppure sembra che quest'opera sia riuscita ad incubarli e ad amalgamarli tutti insieme nella stessa trama.
La prima parte dell'opera, per intenderci, è quella che si vede nei trailer, quella che racconta di come ogni membro della 'destituita di mezzi' famiglia Kim riesca a trovare lavoro alle dipendenze della ricchissima famiglia Park, ogni volta in modo diverso e chiaramente, ogni volta nascondendo a questi ultimi di essere familiari; la seconda parte, il clamoroso cambio di genere quindi, è ciò che costituisce lo spoiler.
Dunque.........arrivata alla fine del film, mentre sfogliavo articoli, forse proprio per questa sua pazzia che non ero riuscita a comprendere, mi chiedevo se non ci fosse una CHIAVE DI LETTURA, un modo di vedere e di interpretare quest'opera che mi era sfuggito, quando ad un certo punto mi imbatto in una recensione, precisamente questa (dello stesso articolo di sopra):
CITAZIONE
“ Due volte in quell'acida commedia nera di Bong Joo Ho che è Parasite (il quale ha vinto la Palma d'Oro al Festival Cinematografico di Cannes di quest'anno) i personaggi esclamano “Questa è una metafora!” a proposito di qualcosa cui stanno guardando ––che io ho interpretato come una autoironia del regista stesso [….] Il regista Sud Coreano pensa in metafore. E' il suo métier. Prendete in considerazione, ad esempio, la prima inquadratura di Parasite (il titolo stesso è una metafora): quella che sembra essere una gabbia per uccelli vuota avvolta da calzini di fronte ad una finestra parzialmente sotto il livello della strada. In questo appartamento, qualunque sogno di volare si è da tempo estinto (i calzini rafforzano il legame con lo sporco), mentre il basso punto di osservazione segnala esclusione –– ma una esclusione un po' beffarda quando i residenti, la miserabilmente indigente famiglia Kim, hanno bloccata la loro visuale da uno yuppie ubriaco che urina contro un muro”.

Quando avevo sentito dire dai personaggi “Com'è metaforico!” avevo pensato che o avessero tradotto male oppure fosse una specie di slang giovanile ma detto per apparire fighi e colti, specialmente Ki-woo (il ragazzo protagonista) quando si trova a casa dei Park, non può dire “Cool!”, “Figata!” ; che figura ci farebbe lui che è stato assunto come insegnante privato? Quindi butta giù una frase per farsi credere erudito e adulto ma che riesce nel suo intento solo a metà, tanto è assurda. Ed è talmente assurda che quando lessi l'articolo sopracitato me la ricordavo benissimo. Ed effettivamente, se leggiamo questa frase, e quindi per estensione il film tutto, con lo stesso punto di vista del giornalista molte cose cominciano a tornare. Ecco quindi la chiave di lettura, la giusta visuale: la metafora, segnalataci da quella frasetta, da quel “Wow, metaforico!” che risalta all'orecchio dello spettatore come una nota stonata che vuole farci intendere quindi che: “attenzione! Qui si parla attraverso metafore! Tieni il cervello ben aperto!” Dunque oltre che ad essere una presa in giro di Bong verso sé stesso, come dice il giornalista, sarebbe anche uno sfondamento direi “indiretto” della quarta parete che parla direttamente allo spettatore stesso....
Guardate con questi occhi, effettivamente le cose cominciano ad acquistare ancor più senso, se non ad acquistarlo del tutto in situazioni nelle quali, altrimenti, sarebbero completamente sfuggite. Ad esempio, parlando sempre delle abitazioni, ecco che si scoprono avere un significato preciso, non solo estetico, come dice lo stesso regista in un intervista ad Architectural Digest a proposito proprio del seminterrato dei Kim:
CITAZIONE
“Bong dice di aver scelto questo tipo di abitazione, non rara nella sua nativa Sud Corea, per loro [i Kim] perché è realistica ma anche perché “riflette molto bene la psiche della famiglia Kim”[...] “Sei comunque per metà in superficie, quindi c'è questa speranza e questa impressione che hai ancora accesso alla luce del sole e che non sei ancora completamente caduto giù in cantina. E' questo strano miscuglio di speranza e questa paura che puoi cadere ancora più in basso. Credo che descriva molto bene quello che i protagonisti provano.”

Oppure a proposito di un “motivetto” che ricorre per tutto il film, quello dei cowboys e degli indiani (poiché il figlio minore dei Park ne è un patito), fino ad arrivare al party finale in cui si celebra il compleanno del bambino che non poteva che essere a tema indiani/cowboys; qui in un intervista alla rivista EW:
CITAZIONE
“Non arriverei a dire che è un commento su quanto accaduto negli Stati Uniti, ma vi è correlato nel senso che questa famiglia non comincia ad infiltrarsi nella casa che già scopre ________ a vivere lì. Quindi si può dire che è uno scherzo in quel contesto lì” dice Bong. “ Ma al tempo stesso, i Nativi Americani hanno avuto una storia molto complicata, lunga e profonda. Ma in questa famiglia, quella storia è ridotta ad un hobby per un bambino e a delle decorazioni. La mamma del bambino menziona che la tenda è importata dall'America, ed io credo sia come le T-shirts di Che Guevara che le persone indossano. Di questa figura rivoluzionaria non ne conoscono la vita, pensano soltanto che la T-shirt sia figa. Questo è quello che sta succedendo nel nostro tempo attuale: il contesto ed il significato dietro queste cose reali esistono soltanto come una cosa a livello superficiale.”

Bene.....dunque la metafora si è detto.....ma io non credo che questa sola possa bastare a spiegare il cambio di rotta della seconda parte; tant'è vero che che quel “wow metaforico!” c'è chi lo ha interpretato in una maniera leggermente diversa.....tradurrò un pezzo piuttosto lungo dell'articolo originale perché l'ho trovato molto interessante....dalla rivista The Baffler:
CITAZIONE
“ Ciò che distingue Parasite è come riesca ad operare simultaneamente come esempio perfetto di quello che potremmo chiamare il “class war thriller” e come un'astuta parodia dei suoi meccanismi.
A circa metà del film, Ki-Woo esclama alla sua famiglia “Wow! E' così metaforico!” Viene detta come una battuta ammiccante e scuotente. Ma è anche un esempio elegante di riflessiva autocritica. Bong sembra riconoscere il fatto che i suoi film sono spesso letti in considerazione del loro significato allegorico, la loro maestria ( o almeno i tentativi di arrivare ad essa) schiacciata da affermazioni su qualche salienza “rilevante”. Il regista piazza il giovane ed intelligente Ki-Woo a fare una specie di surrogato dei suoi spettatori e dei suoi critici (anche quelli che lo elogiano): Woaaaah! Così attuale! Molte metafore! Tuttavia ciò che contraddistingue Parasite non è il modo col quale gesticola verso qualche acquosa pretesa di pertinenza politica perché, duh, “parla di classi sociali”; è il modo in cui prende in giro proprio questa rilevanza superficiale, da film-del-momento.
Parasite soddisfa e sovverte le aspettative del class war thriller in egual misura. [….] Con Parasite, Bong trasmette l'idea che le azioni rivoluzionarie non tendono a esprimersi in maniera semplice, chiara e programmatica. Invece la tensione di classe fuoriesce in ogni direzione. La violenza nel film si intensifica, culminando _________________, non come il risultato di una qualche inerente finzione rivoluzionaria che si è innescata, ma a causa di risentimenti opprimenti ed atti di brutalità apparentemente calibrati casualmente. La violenza è sempre reazionaria, manifestandosi attraverso divisioni di classe apparenti poiché ___________________________________________. Ki-Taek [il padre Kim] si vanta dicendo che “il miglior piano” nella vita è “non avere nessun piano.” Parasite esplora, molto dettagliatamente, le conseguenze di questo credo. [….] Qualunque insinuazione sul fatto che i Kim siano degli eroi rivoluzionari si rivela ridicola. I Kim non vogliono liberare i depositi di ricchezza e capitale dei Park. Vogliono accaparrarseli per sé stessi, essenzialmente travestendosi e pretendendo di essere la famiglia [i Park] mentre loro sono via. “Se avessi avuto tutto questo sarei più gentile” si lamenta Chung-Sook [la madre] mentre ammira gli spaziosi alloggi dei Park e i loro svariati articoli. Non credo che dovremmo crederle.”

Dunque questo “so metaphorical!” di Ki-Woo è sì, una strizzatina d'occhio allo spettatore, ma che non reca con sé soltanto un significato di complicità se così la si può chiamare, del tipo: “sei con me, in questo gioco di metafore?”; in realtà, quell'occhiolino è anche un occhiolino provocatorio atto a scuotere sia quegli spettatori magari subito pronti ad intravedere e leggere chissà quale significato fra le righe di chissà quale metafora; sia quelli che, sicuri di una certa serietà narrativa e della portata del film, dato il genere, si aspettavano che le cose andassero in un certo modo........e questo secondo gruppo comprende(va) anche me :mhuaua: quindi si può dire che il regista Bong me l'abbia proprio fatta! Direi quindi che questa frase dell'articolo di cui sopra “Parasite soddisfa e sovverte le aspettative del class war thriller in egual misura” calzi letteralmente a pennello quest'opera e ne possa essere una sintesi praticamente perfetta: quello che ti aspetti verrà sicuramente distrutto e ribaltato.
Dunque apprendiamo come Bong abbia voluto operare un vero e proprio “rovesciamento” dall'interno, una presa di giro del genere forse potrei dire “realistico”(?); come abbia voluto fare ed effettivamente ha fatto un film di genere di realismo sociale (come detto prima) ma che poi dall'interno ne abbia ribaltato i meccanismi di base e magari pure i cliché. E che in effetti sia un film tutto a modo suo, ne ricaviamo la prova da diversi particolari:
1) come ho già scritto, l'atmosfera del film; cioè che da film realista dai toni ironico-satirici passa allo humor nero, genere che, effettivamente, non combacia molto con il primo o che, almeno, non si era mai visto abbinato insieme ad esso
2) i personaggi: come scritto da molte parti, i personaggi non sono né idealizzati né stereotipati nei soliti tipi, magari funzionali ad un genere come quello del “class war thriller”; in questo caso i ricchi Park non sono per forza degli esseri spregevoli, pronti a tutto pur di avere il loro tornaconto, come la figura del ricco taccagno invece dovrebbe essere; al contrario, i poveri Kim non sono per forza buoni a tutti i costi e non è detto che operino a fin di bene altrui, e con questo mi collego al punto seguente....
3) parlando sempre dei Kim, cito l'articolo sopra “qualunque insinuazione sul fatto che i Kim siano degli eroi rivoluzionari si rivela ridicola”. I Kim, pur essendo i protagonisti della storia e le vittime della situazione non sono eroi. Qui non ci sono eroi come invece magari il genere vorrebbe, no, qui nessuno dei personaggi ricco o povero che sia, che abiti in cima ad un grattacielo o in fondo ad uno scantinato, pensa a un “bene maggiore” diciamo, a quello che potrebbero fare, anche se poco, per migliorare la società; francamente non si chiedono nemmeno se quello che stanno facendo sia etico oppure no, lo fanno e basta, presi come sono in quella “quotidiana battaglia della grana” come diceva una canzone (visto che nel film mettono delle canzoni italiane! :shifty: ), intenti a cercare di tirare a campa' . Al momento del loro apogeo, i Kim si sentono arrivati, onnipotenti, sentono di averlo messo in tasca a tutti e di essere stati i più furbi; azzardando, si può dire che si sentono di alta classe, solo per scoprire
nella maniera più umiliante possibile, ovvero stando nascosti sotto al divano mentre i coniugi Park fanno sesso e disprezzano sia Ki-Taek che le persone “povere” tutte per il loro odore da “metropolitana”, che onnipotenti e di alta classe non lo sono mai stati.

4)
l'inaspettato rapporto fra i Kim e Moon-Gwang l'ex governante e suo marito, coppia questa che sta come loro, se non peggio, essendosi il marito ridotto a vivere in un bunker, quel “completamente sottoterra” che i Kim tanto temevano; eppure, nonostante la similitudine fra i loro problemi e la loro condizione di vita, queste due famiglie falliscono proprio nel riconoscersi simili (i primi a fallire saranno proprio i Kim, gli “eroi”) ed invece di aiutarsi (probabilmente altro topos del genere class war thriller) si mettono a litigare per l'osso crasso, andando quindi a simboleggiare una certa “guerra fra poveri”.

Quindi ecco che quel caos che è la seconda parte del film, si può dire che sia, in sintesi, una presa di giro nei confronti del genere cinematografico stesso e quindi un suo ribaltamento, una sua “rivoluzione” per restare in tema; ed una estrema metaforizzazione della trama e degli eventi, qui li voglio brevemente elencare (almeno quelli che ho capito):
1) la lotta fra le due famiglie povere che non si uniscono rappresenta la guerra fra poveri a vantaggio della classe ricca, come già scritto
2) la lunga discesa di scalinate della famiglia Kim durante la notte dell'alluvione, (scena oggettivamente potentissima dal punto di vista visivo), rappresenta le classi sociali stesse le quali geograficamente stanno su piani diversi uniti solo da queste scale; ma rappresenta anche l'aspirazione stessa a “salire” appunto di classe. Dopo la loro auge i Kim sono costretti a scendere centinaia e centinaia di scalini per ritornare nei loro bassifondi appena appena vestiti e fradici per la grande pioggia. Non a caso il regista stesso ha definito questo film uno “stairway movie”, un film che parla di scale, un film fatto a scale, un “film che esplora ogni gradino disponibile sulla scala dell'aspirazionalismo di classe” come lo descrive un articolo su Vulture.
3)L'alluvione stesso e l'allagamento della casa dei Kim vuol rappresentare il cambiamento climatico attualmente in corso (tra l'altro, chi l'aveva capito? :emu: ) mostrando come siano i più poveri e disagiati a pagarne il prezzo più alto pur essendo quelli che hanno apportato il minor danno; ricordiamoci, chi è che si fa spedire oggettini inutili dall'America solo per soddisfare qualche capriccietto del figlio? Però allo stesso tempo proprio queste persone definiranno l'alluvione che ha allagato casa Kim una “bella pioggia” la quale, propizia oltretutto, ha mandato via l'aria inquinata e può permettere di far fare loro una bella festa pomeridiana.
4) La scena nella quale scopriamo che le luci dell'ingresso di casa Park non si accendevano automaticamente (come sia noi spettatori ma anche gli stessi Park pensavano) ma sono accese manualmente da Geun-Sae (il marito della governante) dal bunker ha un significato preciso, ovvero vuol rappresentare come gli oggetti che abbiamo, che arrivano da noi nel nostro “nord” del mondo e che noi diamo per scontati, quasi si creassero automaticamente appunto, proprio perché non ne vediamo la catena di lavorazione, tanto è lontana e “oscurata” alla nostra vista, ha invece una produzione (ovviamente) manuale, troppo spesso creata a condizioni di lavoro e di vita incresciose e crudeli. Ma noi non li vedremo mai, tanto staranno sempre nascosti sottoterra appunto, lontano da noi, così potremmo avere la coscienza pulita potendo pensare che le luci di casa nostra, o magari quelle T-shirt di Che Guevara di cui parlava il regista Bong, si accendano e si creino così, magicamente. In sintesi possiamo dire che sia una specie di parodia sui meccanismi ed i funzionamenti del mercato e del consumismo al tempo del capitale.
5) Sempre parlando del “fantasma” del bunker Geun-Sae, viene fatto capire molto bene come questo idolatri e poggi su un piedistallo il signor Park apparentemente senza ragione; si vede come egli accenda le luci una per una via via che quest'ultimo sale i gradini di casa per riverenza, come tenga con sé un articolo di giornale a lui dedicato, e alla fine, quando finalmente può vedere per la prima volta dal vivo la faccia del suo idolo gli gridi “Respect!” nonostante sia in punto di morte. Ora, il capofamiglia Park è un capitalist boy a tutti gli effetti, possiede in sé in maniera esatta tutte le accezioni del tipico imprenditore di successo, devoto al suo lavoro, devoto al successo, devoto ai soldi, devoto al capitalismo. Per il resto.....gli importa di poco altro, anche se “quell'altro”, nella scala di valori di una società democratica e basata sui diritti fondamentali degli uomini beh....dovrebbe essere assolutamente al primo posto. La vicenda di Geun-Sae dovrebbe ricordarci qualcosa: come e quanto spesso cioè questi entrepreneurs, questi business men, questi miliardari vengano presi a modello, idealizzati, assunti a propri eroi o guru, nella convinzione che, seguendo il loro esempio, anche noi faremo la grande scalata arrivando finalmente in cima, nel paradiso del billion dollars. In un mondo capitalistico, gli eroi non possono che essere i capitalisti. Ma, sa Dio, dietro a tutti quei fogli di giornale nei quali viene decantata la loro umiltà e generosità, come sono realmente; il signor Park ripagherà la dedizione ortodossa di quel pover uomo morente, tappandosi il naso per il puzzo che quest'ultimo emana.


Arrivata a questo punto, dovendo dire la mia personalissima opinione, ho capito di aver molto apprezzato la prima parte dell'opera, un po' di meno la seconda; non so se il regista Bong l'abbia fatto perché:

1. ha un umorismo particolare e personalissimo ( in un intervista a Vulture dice: “ Sembra che i miei film abbiano generalmente tre componenti: paura, apprensione ed un certo ke ke ke senso di umorismo” ed aggiunge “ L'umorismo può derivare anche dall'ansia”)
2. voleva fare questa presa in giro del genere socio-realistico per cui ha aggiunto elementi horror e grotteschi, volendo mischiare al genere sopracitato altri che vi avrebbero chiaramente stonato
3. così facendo, voleva far in modo di mettere IN RISALTO ciò che voleva dire, andando a creare appunto un chiasmo, una sinestesia di colori; un po' come quando viene messa una musica classica e barocca come sottofondo ad una scena di crudo combattimento



Probabilmente un po' di tutti e tre, sta di fatto che evidentemente io ed il regista Bong abbiamo due sensi dell'umorismo piuttosto differenti; tanto di cappello se veramente ha voluto cimentarsi in un opera tesa a rivoluzionare il genere e a stroncarne i vari clichè e topos narrativi ipocriti od ormai obsoleti, ma davvero, a me , più che farmi passare un certo tipo di messaggio mi ha fatto provare un senso di alienazione totale, a malapena riuscivo a capire cosa stessi guardando e cosa stesse succedendo. Finì di vedere il film, l'ho già detto, con una confusione in testa pazzesca. Sarebbe stato meglio se non ci fosse stato questo repentino e totale cambio di atmosfera narrativa, e che le cose fossero state dette più chiaramente ed apertamente senza tutte queste metafore (d'altra parte mi chiedo, con tutti queste narrazioni subdole e significati nascosti, lo spettatore come fa a capirli in modo chiaro?). Oltretutto io e la black comedy siamo proprio su universi completamente opposti, tant'è vero che credo di non averne praticamente mai vista una poiché ripeto, l'effetto che mi dà è quello dell'alienazione, non risate né altro.
Se pensiamo che la scena della morte della governante Moon-Gwang beh.....FA RIDERE! Io inizialmente risi perché non credevo che il personaggio fosse morto, credevo che la scena fosse di proposito ridicola proprio perché non era successo niente di grave :ehm: ….... come ci sarò stata quando ho scoperto che era morta davvero....??? e io avevo riso!!! :spavento: :spavento:

Quello però su cui sono d'accordo per quanto riguarda la seconda parte, è senz'altro il finale, così descritto dallo stesso Bong in un altro articolo di Vulture:
CITAZIONE
“ “E' un uccisione a colpo sicuro” Bong mi dice a proposito dell'ultima inquadratura. Durante i pochi giorni che abbiamo trascorso insieme a Los Angeles, abbiamo discusso delle molte scelte cinematografiche che ha preso per Parasite, compresa la fine. Il regista sta usando una frase coreana (확인사살) che essenzialmente descrive l'ultimo colpo di pistola che dai per essere sicuro che colui a cui hai sparato sia bello che morto. Immaginate un film d'azione nel quale un militare di lungo corso spara ad un nemico e poi si avvicina al corpo e gli spara un ultima volta alla testa. Questa è l'uccisione a colpo sicuro. La garanzia definitiva. E Bong voleva che la fine fosse così.
“ Forse se il film fosse finito in dissolvenza con [i protagonisti] che si abbracciavano, il pubblico avrebbe potuto pensare < oh, è impossibile comprare quella casa> ma la cinepresa ritorna giù in quel seminterrato” dice il regista. “ E' piuttosto crudele e triste, ma ho creduto di dover essere sincero ed onesto con gli spettatori. Tu sai ed io so, tutti noi sappiamo che quel ragazzo non sarà mai in grado di comprare quella casa. Ho solo creduto che la strada della franchezza fosse quella giusta da percorrere per questo film, anche se è triste” ”

Su The Baffler:
CITAZIONE
“Il film non è che sia poi chissà quale mappa che ci guida verso la liberazione di classe, da critico qual'è della nostra tendenza a cercare sempre queste cartine, queste strategie nei film, show televisivi e altri esempi della cultura “progressiva”. […..] Nel suo nuovo libro, Make My Day: Movie Culture in the Age of Reagan, il critico J. Hoberman offre un'utile paragone tra Nashville di Robert Altman e Jaws di Steven Spielberg. Là dove il primo poneva interessanti interrogativi sulla natura dello stile di vita americano, “Jaws era ottimistico nell'offrirsi con leggerezza come la soluzione” a questi stessi problemi. Hoberman dunque coglie l'essenziale differenza che intercorre fra l'Arte, che fa riflettere e che quindi pone domande urgenti, ed il mero intrattenimento, il quale a queste domande dà delle risposte. Parasite è profondamente diffidente di quest'ultimo approccio. Ed in un'epoca di entusiasmo culturale generale nella quale scialbe pretese di “rilevanza” e “ciò di cui abbiamo bisogno adesso” sono imposte anche sui tipi più anodini di intrattenimento, quest'opera diventa più densa di significato proprio per il suo scetticismo.”

Ed io sono profondamente d'accordo su quanto detto da questo articolo. D'altronde, senza andare a cercare critici americani a noi sconosciuti, lo diceva anche il nostro Umberto Eco che l'arte si può alla fin fine dividere in consolatoria e provocatoria; e che, nonostante a volte ci siano dei momenti in cui per andare avanti abbiamo bisogno di qualcosa che ci consoli, che ci tranquillizzi, credo che, ora più che mai, abbiamo tanto tanto bisogno anche di un arte provocatoria, “a thought-provoking art” come dice nell'articolo, un'arte che ci scuota, che ci faccia riflettere, che “butti l'amo” diciamo, presentandoci il problema; sta a noi cercarne la soluzione. Dopotutto siamo noi e noi soltanto, come, uomini, come società, che possiamo trovarla, questa soluzione, non certo un film. E' questo che vuol dire spingere a pensare.

SPECIALE


Sia il vicolo (e il seminterrato) nel quale vivono i Kim che, sopratutto, la casa dei Park meritano una menzione speciale perché questi due set sono stati entrambi creati partendo assolutamente da zero. Per quanto riguarda il vicolo dei Kim, racconta lo scenografo Lee Ha-Jun alla rivista IndieWire:
CITAZIONE
“Era un set. […..] Ci sono venute un sacco di idee guardando posti che stavano per essere ristrutturati, e abbiamo creato degli stampi in silicone di veri mattoni provenienti da quei quartieri per creare i nostri. [….] Abbiamo girato di qua e di là per cercare porte piastrellate, un telaio mobile da finestra, zanzariere, finestre, cancelli, canne fumarie, cavi elettrici e simili. Abbiamo speso un sacco di tempo a richiedere permessi per prenderli e comprarli. Ci sono voluti due mesi soltanto per trovare i materiali. Poi, abbiamo iniziato a posizionarli nel set che a quel punto era già in qualche modo costruito.”

O ancora in un'altra intervista ad Architectural Digest:
CITAZIONE
“ Per poterlo fare come si deve [il set], lo scenografo Lee Ha-Jun ha visitato e fotografato quartieri vuoti pronti per essere abbattuti, e successivamente li ha copiati via via che costruiva nel set la stradina affollata dei Kim e l'angusto e caotico appartamento. [….] Lo scenografo Lee ha anche imbastito intricati retroscena per i molti vicini fittizi dei Kim, che hanno inspirato i vari oggetti disseminati un po' dappertutto nella finta strada. “ Una casa in particolare è di proprietà di un'anziana signora che, per campare, manda i propri figli nelle varie città a raccogliere rifiuti riutilizzabili.” dice lo scenografo. “ La sua schiena è talmente curva che è costretta ad usare un “passeggino per anziani” per raccogliere carta da riciclare; quindi davanti a casa sua c'è questo passeggino pieno di carta vecchia.” Tra gli altri personaggi del vicinato c'è una sciamana e un'altro che Lee descrive come “ un disoccupato che vuole diventare YouTuber”. Il risultato è davvero realistico. “ Neanche il pubblico coreano si è accorto che era tutto stato costruito dentro ad un set” dice Bong.”

Ma veniamo alla vera chicca del film: la casa dei Park. Concordo con Yeon Suk quando ha detto che in un certo senso il film ruota intorno ad essa, poiché non solo la maggior parte del film si svolge solo al suo interno, ma oltretutto il film fa capire molto bene come non sia solo una casa, certo bella e lussuosa ma comunque casa e basta; no, è qualcosa di un po' più particolare. Si può dire che questa villa sia uno tra i personaggi principali, un personaggio silenzioso ma sempre ben presente; un mostro quasi, che ha fagocitato i nostri protagonisti per non farli più uscire.
Giustamente IndieWire dice che:
CITAZIONE
“ La casa della famiglia Park è una delle più sorprendenti opere di scenografia che la cinematografia recente ricordi, e la storia dietro alla sua creazione aggiunge al capolavoro di Bong un livello di complessità del tutto nuovo. [….] Bong ha descritto la casa come “un universo a sé stante all'interno del film”. Ha aggiunto che ha trovato piacere nel sentire che i famosi direttori che sono andati a formare la giuria di Cannes di quest'anno (la quale includeva Alejandro Gonzales Iñarritu, Yorgos Lanthimos e Kelly Reichardt ) erano tutti convinti che il film avesse avuto luogo in una casa vera.”

Casa costruita dall'immaginario archi-star Nam-Goong e che ha dovuto prestarsi a molteplici esigenze: essere bella e lussuosa inanzi tutto per rispecchiare e ostentare la mentalità ed il credo dei suoi proprietari, ma anche e sopratutto assecondare i vari segreti nascosti ed i colpi di scena della storia che proprio in questa casa prendono luogo, dunque esser costruita in modo tale da permettere, ad esempio, che dalle scale si potesse vedere molto bene la cucina ma al contrario, dalla cucina non si potesse vedere un eventuale uditore situato sulle scale e così via. Una casa piena di segreti celati e quindi fatta in modo che ad ogni nuova scena, ad ogni diversa inquadratura si andasse a filmare una nuova parte della casa, celata alla vista fino a quel momento, cosicché ogni volta sembrasse una casa del tutto nuova e diversa. Una casa inesauribile, se così si può dire. Da un articolo di Vulture:
CITAZIONE
“ La lussuosa casa modernista di proprietà dei Park appare ingannevolmente semplice nella sua eleganza, eppure è una delle creazioni più intricate del regista Bong. [….] E' stato un puzzle dal punto di vista tecnico: il primo piano e il giardino davanti sono stati costruiti in un lotto vuoto all'aperto in Jeonju, con un green screen posto sopra a mo' di soffitto, dove alla fine sarebbe stato inserito digitalmente il secondo piano. Le altre stanze della casa sono state costruite in studi cinematografici separati. “ Ci sono circa 480 effetti visivi (visual-effects shots), ma non si riescono mai a percepire durante il film,” dice il regista. “Sono invisibili.” Inizialmente viviamo la casa dei Park allo stesso modo dei Kim, crogiolandoci nelle sue linee semplici ma raffinate e nel suo arredamento elegante. E' spaziosa, ariosa e limpida, una vera e propria oasi lontana dal luogo stretto e squallido nel quale vivono. Alla fine, la casa si schiude come un elaborato portagioie, con elementi della trama che andranno a dipendere proprio dall'architettura stessa: il nascondersi, l'origliare, il complottare. Più che una casa, diventa una mappa della psicologia di classe ed il risentimento che cova sotto la superficie.”

E ancora, da IndieWire:
CITAZIONE
“Nel film, questa meraviglia di architettura moderna è stata progettata da un immaginario architetto di nome Nam-Goong. In realtà, è il frutto dell'ingegno dello scenografo di Parasite Lee Ha-Jun. [….] Secondo Bong, la sfida che ha lanciato allo scenografo del suo Snowpiercer non è stata soltanto quella di creare un set credibile e “bello dal punto di vista visivo”, ma di creare anche un palcoscenico che assecondasse le precise necessità della macchina da presa, delle composizioni, dei personaggi; e che allo stesso tempo incarnasse le forti tematiche del suo film. [….] “ Ogni personaggio ed ogni gruppo ha spazi dei quali prendono il controllo, nei quali possono infiltrarsi, ed anche spazi segreti che non conoscono. [dice Bong.] “ Quindi la dinamica tra questi ____ gruppi e la dinamica dello spazio sono molto collegate fra di loro e credo che questa combinazione abbia creato un elemento davvero interessante all'interno di questo film. [….] Bong: “La storia semplicemente richiedeva tutte queste cose nei termini della pianificazione dell'azione, come per esempio, se qualcuno è in una certa posizione e l'altro personaggio li deve spiare; se qualcuno sta arrivando, un'altra persona si deve nascondere dietro l'angolo.” [….] Lee [Ha-Jun]: “La casa del signor Park è un set all'aperto costruito prendendo in considerazione l'orientamento del sole. La direzione della luce del sole è stato un punto cruciale da considerare mentre cercavamo dei lotti all'aperto. Dovevamo ricordarci l'orientamento del sole durante il nostro lasso di tempo desiderato e decidere la posizione e la grandezza delle finestre di conseguenza. [….] Prima di costruire il set, io ed il direttore della fotografia visitammo il lotto diverse volte per constatare il movimento del sole ad ogni ora, e decidemmo sull'ubicazione del set insieme.”

Quindi davvero come ha detto il regista Bong, questa celeberrima “casa dei Park” è davvero “un universo a sé stante”. Non so alla fine quali premi abbia vinto agli Oscar (non li seguo) ma spero che almeno quello per la miglior scenografia o qualcosa di simile lo abbia vinto davvero; dopo tutto questo lavoro se lo meriterebbe.

In definitiva, nonostante abbia vinto la Palma d'Oro di Cannes e sia andato pure agli Oscar, ed oltretutto abbia fatto un gran parlare di sé, non è detto che questo film possa piacere; come ho già detto è un opera strana, molto particolare, con un certo gusto per il grottesco e per l'apprensione. Ma voglio dire questo: nonostante i suoi difetti, credo che meriti di esser guardato almeno una volta perché comunque HA qualcosa da dire e anche qualcosa di molto importante (al contrario di moltissimi film), serba un messaggio importante per lo spettatore. Al massimo storpierete un po' le labbra, magari non sarete d'accordo per COME questo messaggio è stato trasmesso, ma non credo che sarete contrari al messaggio in sé; quindi per finire consiglio vivamente di dare una chance a questo film, Il Parassita, che mai titolo poteva trovare più azzeccato, tanto è intelligente e riassume in sé tutta la questione e che, come scrivevo prima, invita già da subito lo spettatore a pensare, ponendo la domanda: ma quindi, chi è il vero parassita? Sono i Kim, che uno ad uno si insediano in una casa altrui per succhiarne via la ricchezza come fa la zecca col cane; o invece sono i Park i veri parassiti, che rubano e sottraggono denaro tramite un sistema economico che avvantaggia soltanto loro e che stritola quelli che, rispetto a loro, stanno “sotto”, attraverso vari espedienti come lavoro mal pagato e a tempo determinato, l'indebolimento dei diritti dei lavoratori e dei sindacati, lobbying ai vari governi ecc. e che quindi costringe poi le famiglie come i Kim a fare quello che fanno? E quindi, se i Park fossero davvero loro i parassiti, potremmo dire per estensione che il Grande Parassita sia il capitalismo attuale?


Vi lascio qui tutti gli articoli da cui ho tratto le citazioni, così se avete voglia e tempo potete leggerli:
The Baffler ----->(qui)
Vulture 1 ------->(qui)
Vulture 2 (questo contiene anche la biografia di Bong raccontata da
lui stesso, molto interessante)-------->(qui)
Vulture 3--------->(qui)
EW ------------->(qui)
Sopratutto vi consiglio questi due sotto che parlano dettagliatamente dei set della casa dei Park e del vicolo Kim con tanto di immagini:
Architectural Digest--------->(qui)
IndieWire--------->(qui)

Quest'ultimo articolo non l'ho citato nella recensione ma lo voglio mettere lo stesso perché l'ho trovato davvero interessante, difatti l'autore sta studiando attualmente in una università di Seoul (lo dice in fondo all'articolo) e ci può spiegare il film proprio dal punto di vista della società coreana; e ciò fa davvero capire meglio il film ed allo stesso tempo la situazione economica e sociale attuale sud coreana (d'altra parte sempre di un film coreano si tratta e certe scene inevitabilmente vengono perse da noi occidentali):
Parasite, a Window Into South Korean Neoliberalism –– Jacobinmag---> (qui)

Edited by moon-eo - 25/3/2020, 13:04
 
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view post Posted on 11/2/2020, 00:52     +1   -1
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Non ho visto ancora il film, lo farò senz' altro andando al cinema, ma sono qui per festeggiare il fatto che Parasite, primo film non in lingua inglese, abbia vinto ben 4 OSCAR. E dico O-S-C-A-R!!! :respect: :respect: :respect: :respect: :respect:

Complimenti al regista Bong Joon-ho, complimenti al cast, agli sceneggiatori, ai produttori, per questo risultato straordinario. Korea rulez! :cheer:
 
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view post Posted on 11/2/2020, 08:37     +1   -1
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CITAZIONE (shade77 @ 11/2/2020, 00:52) 
Non ho visto ancora il film, lo farò senz' altro andando al cinema, ma sono qui per festeggiare il fatto che Parasite, primo film non in lingua inglese, abbia vinto ben 4 OSCAR. E dico O-S-C-A-R!!! :respect: :respect: :respect: :respect: :respect:

Complimenti al regista Bong Joon-ho, complimenti al cast, agli sceneggiatori, ai produttori, per questo risultato straordinario. Korea rulez! :cheer:

Ci speravo proprio e sono felicissima perchè strameritato! Ne consiglio la visione a tutte/i coloro che amano le fiction coreane. :olè: :olè:
 
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view post Posted on 11/2/2020, 20:26     +1   -1
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Io ho visto il film a fine dicembre, durante il mio ultimo viaggio aereo intercontinentale.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi, ma ad essere sincera non so neanche ora cosa ne penso :gnegne:
La realtà che viene presentata è dura come solo la realtà può esserlo, sembra che tutto cambi per restare com'era in principio
Con il cambio di inquilino nel bunker, ma la redenzione non arriva e forse non arriverà mai.


Nella prima parte non capivo esattamente dove la sceneggiatura volesse arrivare, la seconda è stata veramente un pugno nello stomaco, oserei dire che in certe sequenze è quasi disturbante...

Sono assolutamente d'accordo con le riflessioni fatte nei post precedenti sulla villa come protagonista silenziosa, immobile nonostante i cambi di inquilini
ufficiali e non


Sicuramente il fatto che sia stato premiato agli Oscar e che abbia tanto risalto a livello internazionale non può che essere una cosa buona! :respect:
 
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view post Posted on 14/2/2020, 02:39     +1   -1
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Aaaaaacciripiriderbolina!!!! Ma il premio per il "miglior film" non è quello più importante diciamo? Il numero uno tipo?! :spavento: surprise In ogni caso non volendo dire quello che non so, non posso sapere se questi oscar siano meritati o meno, e quindi non voglio dirlo, visto che dei film che concorrevano per i premi non ne ho misto manco uno, cioè manco pe' niente proprio....... :emu: ; mi sarebbe piaciuto che avesse vinto il premio per la "miglior scenografia", quello forse sì, dato che su questo mi ero informata parecchio..... però se non l'ha vinto vuol dire che evidentemente è stato più bravo quell'altro! :patpat: :yes: Ora, lo so che quello che sto per dire è completamente OT ma, visto che si parla di Oscar......... :sorry: ....vabbè vuol dire che lo dico in un fiato, senza spazi (come dice IU), un colpo e via........sonomoltomoltomoltocontentacheilpremioperil"migliordocumentario"siaandatoaMadeinUsa-UnafabbricainOhio,selomeritavatantissimo! :uff: :uff: Ce l'ho fatta! :mhuaua:
CITAZIONE
ma ad essere sincera non so neanche ora cosa ne penso

Menomale Mimi-chan , penavo di esser stata l'unica! :gnegne: :gnegne:
CITAZIONE
sembra che tutto cambi per restare com'era in principio

Sono molto d'accordo con te, infatti
oltre al cambio di inquilino nel bunker, come dici tu, il film finisce esattamente nello stesso punto nel quale era iniziato: nel celeberrimo seminterrato. Un cerchio nel quale l'inizio e la fine coincidono.

Però penso anche che, si è vero, tutto è ritornato com'era prima; il mondo sembra aver riassorbito tutti i nostri sforzi e le nostre lotte e continua ad andare come è sempre andato, però noi siamo leggermente diversi, siamo noi quelli cambiati come infatti
viene simboleggiato dalla famiglia Kim stessa che è tutt'altro che immutata, avendo perso la figlia ed il padre, che è scomparso.
 
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