Ed eccomi con il commento a Shining Inheritance, che mi è piaciuto davvero tantissimo. Sempre, dalla prima all’ultima puntata. Non ho trovato episodi inutili, non c’è stato il temuto calo nella seconda parte, nè un finale raffazzonato. I personaggi non si sono rovinati, la protagonista non è diventata una lagna, e le cose sono state tutte chiarite, niente buchi di sceneggiatura.
Se poi teniamo conto che in una storia lunga 28 episodi io (che di solito tollero con difficoltà anche le classiche 16 puntate) non mi sia mai annoiata nè abbia mai avuto voglia di skippare pezzi, il tutto rasenta il miracolo doramico. Tanto più che questa è una commedia romantica, per quanto atipica, genere che di solito sopporto proprio poco, per la cronica quantità di idiozie e assurdità che ci infilano. Ma non quì.
Intendiamoci, non è perfetta, nulla è perfetto a questo mondo, ma i pochi e piccoli errori che ci sono, non solo non hanno inficiato il valore dell’opera, ma per trovarli ti devi pure impegnare. A fronte di una storia meravigliosa, ben dosata, che sa alternare al meglio dramma e allegria, tragedia e comicità, eventi importanti e piccole cose. Perchè quello che ha reso grande Shining Inheritance, e spiega anche i suoi ratings-monstre, è proprio una sceneggiatura impeccabile, fatta col cuore e col cervello, in cui i fatti si sviluppano credibilmente e persino le coreanate sono ben inserite, mai eccessive. Perchè non fanno più spesso sceneggiature così curate e ci rifilano invece le solite trame stupide?
Shining Inheritance ha una storia che ti trascina con sè, perchè poggia su basi solide, e dei personaggi strepitosi. Le interazioni tra loro si dipanano sotto i tuoi occhi in modo intelligente, gli avvenimenti non accadono random, a casaccio, senza spiegazione. E la gente non cambia all’improvviso, senza motivo. Tutti i protagonisti crescono, si modificano, ma ogni volta lo fanno in modo vero, un pò alla volta, non da un giorno all’altro senza costrutto. Se si paragonano all’inizio e alla fine, il loro cammino si vede bene, ma soprattutto quel cammino te lo mostrano, non ti costringono a riempire i buchi della trama con illazioni tue, ti fanno vedere i passi, uno per uno, tra cadute e coraggio, vigliaccheria e forza di volontà, errori e vittorie.
Questo è ciò che mi ha fatto innamorare del drama, la sua splendida storia, coreana certo, ma in senso buono, e i fantastici personaggi, a cui riesci ad affezionarti proprio perchè li vedi crescere in modo realistico.
Basta pensare a Hwan, il protagonista maschile, che da ragazzo prepotente, superficiale, non cattivo ma viziato e arrogante, diventa un uomo maturo, sensibile, sempre deliziosamente burbero, ma capace di capire gli altri, qualcuno che si sveglia alla vita. Lui è di certo quello che cambia di più, che cresce maggiormente, sebbene tutti lo facciano, ed è quello che ho preferito, proprio per questa sua realistica presa di coscienza di sè e del valore degli altri.
C’è anche la storia d’amore, tenera e dolce, realizzata benissimo, con angstamenti e scene ciocci, ma non è al centro del drama, è uno degli elementi del racconto, assieme alle storie delle due famiglie coinvolte, e al denaro, vero motore di tutto. Denaro per cui ci sarà chi arriverà a compiere le peggiori bassezze, come purtroppo spesso la realtà ci mostra, ma anche denaro considerato in modo equilibrato e per il suo reale valore. Insomma, non c’è solo chi farà di tutto per i soldi, ma anche chi li vedrà nella giusta ottica, come qualcosa di necessario (senza soldi non si vive e con troppo pochi si vive male), ma senza farsene schiavi. Quì non troverete chi dirà che il denaro è inutile, come invece spesso accade, perchè sarebbe una falsità, piaccia o meno il denaro conta. Basta non farsene dominare, ed è il limite da non attraversare per passare dall’uso intelligente alla schiavitù il vero punto fermo del drama. Dove bisogna fermarsi?
Menzione d’onore alle splendide musiche, e al cast in stato di grazia, tutti ottimi nel proprio ruolo, adatti, ben scelti. Specie l’attore che ha interpretato il fratello autistico/savant della protagonista (davvero strepitoso, sembrava proprio un ragazzino ritardato, difficile recitare così a quell’età) e la matrigna di entrambi, dall’abissale cattiveria, l’attrice è stata così brava da farsi davvero odiare per 28 puntate. Aveva certi sguardi che ti gelavano, recitando in modo freddo e credibile il ruolo di una donna accecata dall’amore materno (per sua figlia, sorellastra della protagonista) e dal desiderio di denaro, a cui tutto può essere sacrificato, anche l’umanità.
Un drama intelligente, splendido, mai banale, che anche quando usa i clichè, lo fa in modo logico, misurato, e con dei colpi di scena mai visti prima, basta pensare a cosa succede a fine puntata 26... Ma non solo, quando pensi che ormai le cose vadano in un certo modo, perchè tanto è un drama coreano, ecco il twist, che ti lascia stupita. E dopo aver visto millemila commedie romantiche, ce ne vuole per stupirci... Quì ci riescono.
Finale perfetto, in cui uno dei clichè massimi dei coreani (non dirò quale, vedrete), per una volta viene usato bene e con intelligenza. Bello bello bello. Mi mancano già i protagonisti, li adoro! Grazie per averlo subbato così bene!