Ok dai... Chiarachan mi dà il buon esempio commentando, così ci provo anche io, che sono in pausa pranzo al lavoro e ho appena finito di mangiare, così misato non mi manderà per un po' sms minacciosi
Ora spiego perchè non sono riuscita a commentare KCE finora, e del resto neanche ora non è che commenterò davverio...
KCE non è un drama come gli altri. Su questo siamo tutti d'accordo, penso, ma ciò a cui voglio arrivare è che KCE
non è come gli altri neanche nel riuscire a descriverlo, perchè nei commenti dei drama ci si perde in speculazioni sui detti e non detti, sugli sviluppi dei personaggi; sulle curiosità di come la trama potrà procedere; su ciò che un personaggio ci dà e non; e cose simili...
Non so se per voi è stato lo stesso, ma
per me KCE dice già tutto da solo, si commenta da solo, si basta a se stesso. Non sento il bisogno di dire altro, di spiegare, capire, perdermi in pensieri, eccetera; semplicemente Kudo Kankuro mi ha già dato tutto ciò di cui avevo bisogno, e anche di più, perchè nonappena un pensiero mi arrivava alla testa, pochi minuti dopo (e dovevo stare attenta, perchè basta distrarsi un attimo perdendosi mezza battuta, e ti perdi un microcosmo intero) lui mi ofriva tutto ciò che mi stavo chiedendo, e senza bisogno di grandi scene da colossal, o mega discorsoni, con nonchalance, con una genuinità infinita. Kankuro rende lo spettatore allo stesso tempo attento ad ogni dettaglio e passivo a sprofondare sul divano senza dover faticare, perchè tanto tutto prima o poi passerà davanti allo schermo. Trovo che la sua genialità, soggettivamente parlando (tecnicamente non ho gli strumenti conoscitivi per poter dire molto), sia questa: s
apermi rendere ricettiva e pigra insieme.Quello che sto dicendo mi viene confermato dai vostri commenti, dalla prima all'ultima pagina. Bene o male tutti pensano le stesse cose dei personaggi e delle situazioni del drama, e ciò mi fa credere che la mia teoria non sia poi così campata in aria.
Kankuro non lascia nulla all'interpretazione, quella fatica l'ha già fatta lui quando ha preso in mano la macchina da presa.Sulla storia e i personaggi io posso dire solo una cosa che non sia già stata detta:
il soggetto trattato di base è immensamente originale! Ma non per la regia, la ricostruzione dei "misteri", il linguaggio, e bla bla bla. o meglio, anche per quello. Questi aspetti sono i primi e più evidenti, ciò che invece non è stato molto messo sotto i riflettori è l'aspetto del
background dei personaggi e di tutta Kisarazu.
Stavolta non c'è il solito ganbattè diamoci da fare raggiungiamo i nostri sogni facciamo così e facciamo colà. Si dice, sì, un pochino, e i personaggi crescono, certo, anche loro. Però
in realtà Kisarazu è una vera cittadina di provincia, di quelle sempre uguali a se stesse, dove la gente non ha l'ambizione di grandi cose, dove ama il suo piccolo mondo e non accetta di buon grado che cambi; che adora il suo solito bar con i soliti 4 gatti (letteralmente
); dove si nasce e si muore senza aver visto altro e se si vede altro ci si sente quasi in colpa nei confronti di chi resta...
Kisarazu è _LA_ provincia, quella vera. E Bussan è _L'_ uomo di provincia. Neanche l'idea della morte riesce ad estirparlo dalle sue sacre abitudini: la birra, il baseball, gli amici, il salone... Neanche nel momento stesso di una presunta morte riesce a prendere sul serio se stesso e i suoi cari:
tutto è sacro e dissacrato insieme, perchè è un rito quotidiano da cui non si può prescindere, ma che si conosce troppo bene per considerarlo "una cosa seria".
Ecco, io non ho altro da dire su KCE, mi spiace misato