Salve a tutti,
sono una che come voi si è imbattuta in Pride e ne ha colto il suo aspetto ciliegioso, ovvero che una puntata tira davvero l'altra...
Ho infatti iniziato ieri sera pensando "vedo le prime due puntate", ed in un batter d'occhio son arrivata alla 4 e stamane mi sono svegliata presto e, ancora facendo colazione, mi son fatta una maratona lunga una vita, venendo infamata da mia madre che mi vedeva inebetita davanti alla tv.
Ho avuto un approccio strano con questo drama, ed ancora adesso sono piuttosto confusa sul giudizio finale col quale (temporaneamente) archiviarlo.
E' incredibilmente figo. Non Kimutaku in sé (ne parlerò dopo!), ma proprio il drama, l'atmosfera che lo attornia, un circolo di adrenalina continuo, che parte da quando, dopo 1 minuto e qualche secondo di ogni puntata, viene annunciato di che Period di tratti alla fine della sigla.
La
sigla (o opening, meglio) è BELLISSIMA. Oltre alla canzone che fa da tema, peraltro affatto inflazionata, dei Queen, la scelta e l'assemblamento delle sequenze è assolutamente esaltante, con dischetto che ruota cadendo per dare inizio alla partita, il pattino che frena ruotando e Kimutaku in posizione di guardia che guarda fisso l'avversario poco prima del fischio iniziale della partita. Mi pare che la primissima puntata non l'avesse tutta, ma debbo dire che mi fa l'effetto di quella di Utahime, ovvero so che dovrei saltarla perché dovrei sennò vederla 11 volte (e contando che faccio le maratone non mi conviene), però ogni tanto mi scappa che rimango inebetita davanti ad essa.
E questo è solo una cosa che si nota a proposito di una inezia del drama, ci terrei a sottolineare.
Il drama non parte subito a razzo. L'adrenalina sì, il sentimento no, ma ben presto risale violentemente.
Il protagonista è Halu (mi piacque assai questo nome mai sentito!
), tal Kimutaku, che sin dalla sua prima apparizione si capisce che è uno affetto da stronzettaggine fredda acuta. E' un iceman sia di professione che di fatto, assoluto calcolatore nelle relazioni personali, anche se nella sua grande passione, l'hockey, si vede benissimo che in realtà c'è dell'altro in ballo.
E in questo sceneggiatura e attore sono stati davvero perfetti, ho sentito l'iceman sciogliersi proprio gradualmente (grazie alla Primavera
) nel corso delle puntate.
Per questa Primavera, lo debbo dire, ho avuto sentimenti contrastanti. All'inizio mi piaceva molto questo suo "essere una donna di un secolo fa", così retta e fedele ai suoi principi, mentre poi mi sono quasi (quasi?) arrabbiata per questa sua caratteristica (insomma, la storia successiva del fidanzato tornante non sarebbe successo se lei non fosse stata così beota, poteva dire "ciccia" subito). Se nella sua vita l'essere così ha causato solo guai, è comunque per questo motivo per cui Halu non può fare a meno di lei, lei così demodé e inusuale è l'unica che gli possa dare la sicurezza che sin da bambino gli è stata negata, tanto da fargli bypassare nella memoria il ricordo dell'infanzia (anche se poi è un accanito divoratore di chupa-chups, l'avete notato?).
Posso dire che i loro due caratteri si compensano tuttavia, se Halu ha davvero trovato la donna della sua vita (una mama, per davvero a tratti!!
) questo non so proprio se sia lo stesso per Aki. E' vero che il drama pende dal punto di vista di lui, però onestamente, fermo restando che
l'architetto è una merda e doveva essere schiacciato subito,
non so bene che genere di uomo di voglia per lei, a parte uno che la ami e che abbia cura di lei. Il carattere di Halu è sicuramente meglio sviluppato in quanto a complessità, mentre lei è a tratti il tipico personaggio crocerossino e buono.
A parte questo viaggio mentale personale, che a tratti mi ha fatta esultare e a volte convincere poco sulla loro storia d'amore, anche i personaggi secondari hanno un ruolo di tutto rispetto ed ad alcuni di loro sono dedicati specifici episodi, svolti a illustrarci ciò che sottostà al loro carattere, apparentemente dato per scontato. Ma non solo. Perché il ghiacciolino Halu in ognuna di queste situazioni si fa più trasparente, e si nota che invece nella realtà è tutto l'opposto di come sembra, e che si mostra così solo per orgoglio, o anzi, per proteggersi. Del resto mi pare Yamato gli dice una frase tipo "devi metterci tutto l'orgoglio possibile per perdere il tuo orgoglio". Si riferisce al suo rapporto con Aki, ma per Halu è un discorso valido in generale.
Lo sport dell'hockey è sinceramente anch'esso centrale con la vicenda, perchè è quello che ha in parte forgiato il carattere di tutti i personaggi. E devo dire, in questo il drama è piuttosto bilanciato, fra passione agonistica ed amorosa, non annoia perché le due parti si alternano e si intersecano, una dà forza all'altra e viceversa. Sicuramente una scelta non banale e anzi piuttosto coraggiosa ma vincente, anche se in alcune puntate mi è sembrato virare più
sull'aspetto emotivo, e ciò non so dire se sia un bene o un male, però si sente il cambio di atmosfera rispetto all'inizio, forse è proprio il punto a cui si riferiva sux, dalla 7 in poi anche io ho notato qualcosa di diverso, ma non per questo di peggiore.
A proposito
CITAZIONE
In effetti mi sorprende vedere che ci siano così pochi commenti a questo drama, perché rispetto a tanti altri che vanno per la maggiore (non voglio fare nomi, ma ce ne sono diversi) è decisamente superiore.
Sono d'accordo con te, ma del resto Utahime lo stiam seguendo in quattro gatti mentre Kimi wa pet abbonda di commenti.
Aveva ragione chi mi diceva che anzi Kimi Wa pet è un brutto drama rispetto alla media giapponese, è verissimo...
Comunque che altro dire? Gli attori mi son piaciuti tutti moltissimo e Kimutaku sarei curiosa di vederlo in un ruolo meno "bello e dannato" per capire cosa esattamente sia bravura e cosa "suo atteggiamento solito" in questo drama. Anche nelle scene più silenziose la sua espressione facciale (e corporea! Ma questa è scelta registica, tipo quella di soffermarsi sulle mani) diceva mille cose su cosa in realtà il suo personaggio stava pensando (o meglio, doveva pensare! eheh!).
La storia parte da una situazione tipicamente coreana (
senza tumori però), o
vvero quella del "contratto"
, per poi virare verso la sua ovvia risoluzione, ma con in mezzo un tira e molla fatto di cose non dette e negazionismi autoimposti veramente malati, tali che lo spettatore (=io) vorrebbe picchiare tutti i protagonisti per farli chiarire con sincerità invece di tirare in ballo cose come l'orgoglio, il bene maggiore, il giusto&sbagliato e i segreti vari.
Il finale è piuttosto tipico, e debbo dire che mi aspettavo più pathos, però il "Must be" di Halu in risposta al "Maybe" di Aki mi ha fatto sorridere (e ridacchiare) piuttosto felicemente.
Ma insomma, troppo incenso, diciamo pure qualcosa di negativo, giusto per non sembrare una fan strillante:
- A volte i "Maybe" non c'entravano una cippa, e anzi mi perdevo dei minuti interi a cercare di capire che cacchio c'entrasse rispondere "Maybe" ad una determinata frase/domanda. Mistero di fede, per questi contesti la considererò una frase-tormentone e basta.
- Aki non è molto carina secondo il mio gusto personale, ma è comunque deliziosa, e quindi vabé, me la son fatta piacere.
- il carattere di Aki assolutamente antifemminista, ma va bene per la funzione che deve avere
- il fidanzato cambia parere troppo in fretta: passa da buono a geloso a arrabbiato a stronzo a "sìsì vai pure". Non ha senso, avevo avuto l'impressione che fosse un pazzo, ma vabé! Meglio per Aki.
Non mi viene in mente nulla ora per ora, ma son dispostissima a mettere in tavola qualsiasi discussione possibile (della serie "Battiamo il ferro finché è caldo". Maybe.)
Sigla!!!