Lali, lo definirei un suggerimento ben supportato da buone motivazioni.
WHIB è un dramma dei sentimenti e delle passioni umani, claustrofobico e avvolgente, che risulta credibile, anche quando parrebbe eccessivo nei toni, grazie ad un'ottima prova degli interpreti protagonisti, nonchè sostenuto dalla partitura scritta, musicale (una colonna sonora calibrata al millesimo) e visiva.
E' difficile dimenticare l'urlo disumano, o il pianto angosciato, di uno strepitoso Jo In Sung in stato di grazia, un Jae-min reattivo e sempre sul filo dei nervi, maschera tragica di un uomo viziato vittima e carnefice della propria immaturità.
E l'In-wook di So Ji Sub?
Una sottile e convincente interpretazione costruita con misurata, composta sottrazione, dove il dominio della mente sul corpo si traduce in tumultuosi silenzi o in brevi increspature dello sguardo e della voce.
E ove le parole trovano una via di fuga, inusuale per chi come lui le trattiene per scelta, arrivano orchestrate con micidiale sapienza espositiva: delle pietre che grondano il tormento dei pensieri.
Ha Ji Won dà vita a una Lee Soo-jung vitale, ambiziosa, mai remissiva e assolutamente credibile nelle sue debolezze e indecisioni.
L'ho trovata dignitosissima soprattutto verso la fine, quando a margine di infinite umiliazioni, è pervasa dalla volontà di percorrere la sua strada senza cedere alle lusinghe della seduzione del male inteso come il potere e la fascinazione dei soldi.
Diventa un cammino, allora, tutto in salita per chi come lei ha conosciuto protratte amarezze e privazioni emotive e materiali.
Concludo il discorso sugli attori con Park Ye Jin.
La sua Choi Young-joo è una donna schiava del mondo dorata che l'ha generata.
Sogna una improbabile "liberazione" ad opera degli altri senza rendersi conto che l'unica artefice della sua infelicità è se stessa.
Fredda, superficiale e sottilmente astiosa si arrena ad un nulla di fatto, dal momento che un tragico finale attende gli altri tre....
Già il finale.
Perfetto, angoscioso, senza ritorno.
Nella logica perfetta inscenata dalla sceneggiatura è stata la conclusione inevitabile, eppure sento che non mi soddisfa.
Sento il peso di quella loro sconfitta nella loro scelta del "compromesso", non pervenendo a una decisione definitiva che chiarisca i loro rapporti.
Forse In-wook e Soo-jung, prima del trapasso ci sono vicini, ma Jae-min arriva troppo tardi quando il rancore e la disperazione hanno preso ormai il sopravvento in lui.
Avrei voluto la speranza di vedere In-wook sereno con una donna che lo amasse per la sua straordinaria profondità.... Avrei voluto che il dignitoso cammino di Lee Soo-jung non si arrendesse alla paura del cambiamento.... Avrei voluto che Jae-min ricominciasse la sua vita partendo da zero, riscoprendosi uomo nei propri sentimenti, proprio quei sentimenti che gli avevano fatto capire di essere "vivo".
Avrei voluto la speranza nei loro occhi, perchè credo che i loro patimenti avessero la possibilità di redimerli rispetto alle loro angosce e debolezze.
Resta il rimpianto in un stupendo tramonto infuocato, forte e penetrante come le loro passioni.
Ci sarebbero tanti altri pensieri a cui vorrei dare forma, ma ora come ora, credo di aver espresso abbondamente il mio pensiero.
Perdonate la prolissità.
Edited by Bradamante_ - 20/3/2007, 16:17