Yunsong tallona il Presidente (un pochino in preda alla sindrome di Paperinik) e, scoprendo che anche lui ha qualche scheletro nell'armadio, decide di smascherarlo. D'altronde il Presidente è un uomo di ben altra tempra rispetto agli altri altri quattro lobbisti: mentre per lui i mezzucci sottobanco sono stati un mezzo per riuscire a fare delle politiche, per gli altri il lobbismo è stato un fine, il loro unico scopo era di accumulare potere e ricchezza. Mi ha molto colpita quando ha dato lui stesso il registro dei propri finanziamenti illeciti a Yunsong, e anche quando ha accolto con sollievo la notizia del proprio impeachment.
Il Presidente ha deciso di assumersi le proprie responsabilità di fronte alla legge.
Ovviamente la cosa non può andar bene a Lee Jinpyo. Quando si prepara per andare ad ucciderlo si capisce che per lui il tempo si è fermato quella maledetta notte del 1983.
Quindi c'è il fatale rendez-vous fra il Presidente, Lee Jinpyo determinato ad ucciderlo, e Yunsong determinato a non lasciarglielo fare.
Una cosa che mi è piaciuta tantissimo: che Jinpyo, rendendosi conto che ogni sua speranza di vendetta contro il Presidente è perduta, decida
finalmente di concedere a Yunsong una vita normale.
Secondo me (
interpretazione arbitraria) in quel breve spazio di tempo si è reso conto del fatto che Yunsong ha un futuro, e che si tratta del suo unico affetto.
Le loro mani che si cercano, coperti di sangue, nessuno dei due sicuro di sopravvivere, ma in qualche modo uniti e riappacificati, è stata una chiusa splendida.
Purtroppo come personaggio non sarebbe stato in grado di vivere fuori dalla sua prospettiva di vendicarsi, quindi la sua morte è stata inevitabile e (narrativamente parlando) molto giusta.