Yuko -così bella, espressiva, empatica- lo ammette. Dice apertamente a Ryo quanto sia sempre stata sola e come l’essergli accanto amplifichi questo senso di smarrimento e mancanza. Ha, sì, un fratello, che si prende cura di lei in modo tenero e impacciato, ma è orfana e le manca un compagno, un amore vero. Persino il rapporto d’amicizia con Miwa appare stonato, impari: è Yuko che offre molto all’amica ricevendo poco in cambio. Appare già ovvio che la sua solitudine collimerà con quella di Ryo, amplificandole entrambe però. Almeno credo.
Miwa – così ricca, bella (inzomma
), corteggiata- è veramente un’isola. Non ha legami veri, profondi, questa donna. Vive avvolta nella finzione. Ha due genitori per i quali funge da biglietto da visita, un fidanzato apertamente interessato al suo status e altrettanto palesemente disinteressato a lei e ai suoi sentimenti, un’unica amica che le è vicina perché è stata la sua insegnante ed è troppo buona per mollarla. Ha anche un amante, che la bacia ad occhi aperti, la fa sua sul bancone d’acciaio della cucina
ma ovviamente pensa ad altro. E non a qualcosa di erotico o inerente, quanto d’inquietante. Non prevedo nulla di buono, per te, povera (davvero) Miwa.
Kenzo –così sagace, protettivo, attento- è cieco. Sposato al suo lavoro e alla causa “devo occuparmi di mia sorella minore che mia sorella non è” non si accorge di come la collega, tale Kotoko ( il fatto che ricordi anche il suo nome la dice lunga rispetto al mio interesse verso questo drama!
), sia innamorata di lui e non aspetti altro che colmare i suoi vuoti affettivi. Ma lui no, persevera verso la strada lastricata di sacrifici, pasti consumati in solitudine nella scrivania dell’ufficio, serate al fianco della sorellina che nasconde la sua tristezza dietro a dolci sorrisi e risate (ingiustificate) per un drama. Anche per lui le sofferenze, prevedo, devono ancora iniziare.
Capelli lunghi e unghie lunghissime, aka l’amante/pugnalatrice (qui il nome mi sfugge). Ecco l’esemplificazione non solo della solitudine ma dell’abbandono. Da sempre poco intelligente, questa ragazza è stata allontanata dalla famiglia che si vergognava di lei e delle sue incapacità. La mancanza d’affetto e l’essere rinnegata ne hanno fatto, ovviamente, un’autolesionista e una psicopatica che tenta di ammazzare coloro che avvicinano il suo uomo, che suo non è dato che si divide tra diverse pulzelle. La cortina di capelli neri a nasconderle il viso è veramente l’elemento che caratterizza la sua chiusura rispetto al mondo. Le unghie lunghissime, nere pure quelle, il simbolo di un’aggressività e del bisogno primordiale di afferrare con violenza l’amore che le è negato.
Ryo
. Infine LUI. Sfuggente, ma sempre presente. Allusivo ed esplicito. Interessato, disinteressato. Incantevole, disincantato. Splendido amante, incapace d’amore. Un uomo, un ossimoro. Univocamente sexy, però. Ryo ha tante donne ma nessuna è sua. Frequenta tanti letti ma il proprio non l’ha mai condiviso. Ama con il corpo ma il suo cuore è distante, ferito, spaventato. L’unica che suscita in lui emozioni, colei che è entrata a casa sua, la sola a cui chiede di restare, quella che sembra comprenderlo, dice che non tornerà mai più. Sarebbe meglio per entrambi ma, io credo, non sarà così (altrimenti che trama è?!
).