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Una pistola alla tempia. Basterebbe una frazione di secondo e quel dolore sordo, i ricordi, il viso del padre morente, si allontanerebbe definitivamente. Uno squillo, suona il cellulare e la morte si volta per un istante, codarda, con la voce di Byun. Poi, quelle parole pesanti come macigni, "Ho ucciso mio padre", e la disperazione espressa in quel corpo piegato dalle grida che chiede di spegnersi invocando il perdono. Soo Hyun cercherà la morte senza trovarla, perchè prima Byun (l'uomo gli prospetta un nuovo inizio lontano dalla vendetta) e poi il ricordo della madre (una stupenda scena in riva ad un fiume, dove poter "rinascere", là dove l'acqua è il simbolo della vita che si rinnova in quell'abbraccio materno che salvifica) lo rinvieranno agli accadimenti terreni dove il diavolo tentatore lo costringe ad un nuovo patto col destino. Bloccato dagli uomini del NIS all'aereoporto (era pronto a lasciare per sempre la Korea per vivere una nuova vita accompagnato da Byun), Soo Hyun affronta in un colloquio duro e teso il macchiavellico Jung pronto a tutto pur di riaccendere in lui l'odio necessario per riprendere l'incarico sotto copertura all'interno del Cheongbang. Un mostro senza cuore che infierisce anche sulla memoria del padre biologico indicandogli un solo colpevole: Mao. E poi, c'è la vita di Ji Woo da salvaguardare, perchè fin tanto che quel criminale sarà vivo, lei sarà continuamente in pericolo. Lo sguardo di Soo Hyun parla più che eloquentemente e, alla fine, non si trattiene più e gli mette le mani addosso, spingendolo contro il muro di un anonima sala persa in chissà quale desolata zona della capitale. Era pronto a colpirlo. Cede e torna sui suoi passi, da Mao, mettendo di nuovo a repentaglio la sua esistenza. Tutti lo vorrebbero morto, in primis Bae e il signor Moon, ma anche il signor Jang il capo del gruppo criminale, perchè non è riuscito ad uccidere il signor Seo, il padre adottivo di Ji Woo, reo di aver deciso di collaborare con il NIS. Lo salvano, ancora una volta, le sue convincenti parole: perchè uccidere quell'uomo? Perchè continuare a perpetuare lo stato di pericolo di Ji Woo? Perchè uccidendo lui, gli affari "sporchi"avrebbero coinvolto anche lei e poi, un giorno, ne avrebbe pagato le conseguenze con la vita. La soluzione? Uccidere il "grande capo" ed assumere il controllo della fazione. Mao acconsente e risparmiandogli la vita lo coinvolge nell'assassinio del signor Jang (adoro, lo dico con somma ironia, i metodi democratici di questi criminali). E i buoni (ma davvero possiamo ancora parlare in modo così superfiale?)? Il NIS indaga sul tentato omicidio del signor Seo, sottoposto ad un regime speciale di protezione insieme alla figlia, senza andare al di là dei mandanti più ovvi, il Cheongbang, ma sia Ji Woo che Min Ki hanno la testa rivolta sull'esecutore materiale: Kay. Lei, perchè vuole la verità, perchè ha capito che forse l'uomo del quale è ancora innamorata non è morto, e lui, perchè lo vuole morto per via dell'assassinio del padre. Messo alle strette, durante un confronto con la donna, Soo Hyun si tradisce menzionando l'elefantino di legno di cui solo lui e lei potevano conoscere l'esistenza e per lei è la prova che Kay è Soo Hyun (unita anche alla circostanza dell'orologio del padre di cui lui conosce bene i dettagli, vedi il vetro scheggiato del quadrante). Con dolore, con estrema sofferenza perchè lui l'ama con tutto se stesso e non vorrebbe ferirla (la sua missione segreta lo spinge continuamente alla menzogna per difendere la sua vera identità), l'uomo è costretto ad un bacio brutale e a dirle in faccia che è lui, sì proprio lui, ad aver attentato alla vita di suo padre. A distanza, Min Ki che aveva seguito l'intera scena, mastica amaro. Il NIS viene sapere della trasferta tailandese di Mao e Jung ne chiede conto a Soo Hyun, riproverandogli di non avergli reso alcun rapporto. La risposta al vetriolo non si fa attendere ("Non sai chi ha ucciso con la sua pistola il signor Jang?" (con ironia, allude a se stesso) e poi, la chiusura con una risata beffarda preceduta da una battuta strepitosa: "E' buffo. Ti stai preoccupando per me? Non avevi detto che il desiderio della vendetta era la migliore delle motivazioni? (Jung è preoccupato dal fatto che Soo Hyun possa “assecondarla” mettendola in primo piano, dimenticandosi del suo “dovere” come agente segreto, un timore che era fonte di preoccupazioni anche del signor Kang, il padre adottivo di Soo Hyun) e Jung è costretto a fare i conti con un uomo trasformato dalle esperienze e che non può dimenticare di essere diventato anche un criminale. Gli altri criminali, intanto, tramano alle sue spalle, vedi una sorta di complice amicizia tra l’amante di Mao e Bae (lei è furiosa di essere stata respinta da Kay a vantaggio di Ji Woo, mentre lui non sopporta il fatto che Kay sia il delfino di Mao). La risoluzione del rapporto d’odio tra Min Ki e Soo Hyun incomincia una sera in cui i due si ritrovano faccia faccia durante un consesso “illecito” (siamo sempre nell’ambito del traffico della droga). Bae vorrebbe uccidere Min Ki, arriva anche a drogarlo, ma Soo Hyun riesce a salvargli la vita facendo credere all’uomo e a Mao che l’agente del NIS è morto. La tredicesima si chiude proprio sulla rivelazione dell’identità nascosta del nostro protagonista al fratello incredulo. A casa di Byun avrà tutto il tempo di metabolizzare la verità e di confrontarsi con Soo Hyun (è molto toccante la scena della loro riconciliazione dopo quel diverbio in cui i due si erano affrontati con la pistola di Min Ki che mirava alla testa di Soo Hyun, con lui che gli diceva tra le lacrime di sparargli ricordando che il padre era morto per causa sua) offrendogli tutto il suo sostegno e promettendogli di non rivelare a nessuno, tantomeno a Ji Woo, che Mao è il responsabile della morte dei suoi genitori. Questa circostanza insieme alla sua presunta morte sarà fuoriera di alcune conseguenze importanti, vedi la precarietà della posizione di Kay all’interno della fazione, la talpa all’interno del NIS ha infatti rivelato a Mao che Min Ki è ancora vivo. Quindi, ora Mao dubita di Kay e lo fa controllare (diventano più intriganti dialoghi tra i due uomini. Sono tutti costruiti sul filo della tensione nervosa come lo sono i loro corpi continuamente a contatto, come se ci fosse un legame indissolubile tra i due. L’accusa di impetuosità nella gestione dell’uccisione del signor Seo nella tredicesima si ricollega a quella lotta corpo a corpo tra i due nel chiuso di una palestra dove Soo Hyun mette al tappeto Mao). Nel frattempo, si scioglie il legame finanziario tra Mao e il signor Seo e Soo Hyun ne approfitta per chiedere scusa al padre adottivo di Ji Woo per aver tentato di ucciderlo. Ji Woo, intanto, continua a cercare la verità su Kay e tal proposito, dopo essere stata respinta ancora una volta dall’uomo stanco dei suoi interrogatori, riesce a parlare a lungo con Ah Hwa e a farsi raccontare il passato di Kay. Scopre il tanto necessario per avere le conferme ai suoi sospetti (la perdita della memoria, innanzittutto) e dopo tenta, nuovamente, di parlarne con Min Ki, il quale, fedele alla parola data al fratello, mantiene il più rigoroso silenzio. Ma un piccolo elefantino di legno intagliato abbandonato su una panchina di legno parla più di mille parole… Saputo di un incontro tra Min Ki e Kay in un albergo (i due hanno architettato una specie di sceneggiata ad uso e consumo di Bae che sta sorvegliando Kay, facendogli credere che i rapporti tra i due uomini sono tesi a causa della figlia di Mao di cui Min Ki è il fidanzato), la donna si precipita decisa ad un chiarimento definitivo, ma viene bloccata da Min Ki, il quale, a quel punto, è costretto a raccontarle tutto pur di non mettere a repentaglio la copertura di Soo Hyun. Finalmente, al NIS vengono a capo della questione della talpa, dopo che Soo Hyun e Jung, durante uno dei loro colloqui “segreti”, hanno approntato un piano per stanarla. Ma non è finita, perché sappiamo bene che c’è un altro agente segreto che sta tradendo e da diverso tempo. Chi sarà? E poi, c’è la questione del padre biologico di Soo Hyun. Sia Min Ki che Byun sono convinti che Jung non abbia raccontato tutta la verità sulla tragica fine dell’uomo e che stia sfruttando questa storia per spingere Soo Hyun ad uccidere Mao. La domanda è perché? A questo punto, Byun decide di partire per una meglio non precisata località per capire come sono andati veramente i fatti. La quattordicesima si chiude con un agguato di Bae e dei suoi uomini ai danni di Kay (l’uomo non è riuscito a trovare delle prove che dimostrassero che Kay era una spia e quindi è deciso ad ucciderlo). Soo Hyun riesce a difendersi strenuamente facendo ricorso alla sua abilità nelle arti marziali, ma alla fine, quando è sul punto di soccombere, viene raggiunto da Ji Woo (la donna ha scoperto tutto grazie a una telefonata con uno spaventato Ah Hwa che aveva tentato inutilmente, vedi quella arpia della mistress, di avvertire Mao della situazione) che gli fa da scudo con il suo corpo. Bae è costretto a desistere, perché non può uccidere la figlia di Mao, ma quando tutto sembra volgere per il meglio, Ji Woo si tradisce chiamando con il suo vero nome Kay. Bae non aspettava altro… Estrae la pistola e la rivolge contro i due innamorati. Si sente uno sparo e poi il grido di Ji Woo, ma non sappiamo se qualcuno è stato ferito. Min Ki, avvertito da Ji Woo, riuscirà ad arrivare in tempo per salvarli?
La risposta alla prossima puntata.
In fase di commento, posso dire che sono state due puntate eccellenti e che l'intero cast artistico è stato perfetto. Non voglio ripetermi nelle lodi a determinati attori, chi ha avuto il coraggio e la pazienza di leggermi in precedenza sa già chi sono i miei prediletti, per cui vorrei fare il solo nome di Jung Kyung Ho per dire che mi è piaciuta moltissimo la sua interpretazione che a differenza delle ultime puntate è stata rinfrancata da una partitura meno suicida e più attenta ai nessi logici della storia. Continuo a pensare che avrebbe meritato più attenzione, al pari della bravissima Nam Sang Mi, ma che 16 puntate offrivano ben poco spazio a determinati approfondimenti vista la complessità del ruolo del protagonista. Il protagonista.... Mi pare evidente che il baricentro assoluto delle due puntate sia stato un Junki capace di esplorare dentro se stesso il dolore e la disperazione di Soo Hyun nel recupero della sua memoria, abilmente descritto da una sceneggiatura all'altezza, in una escalation nervosa in cui era ben visibili tutti i passaggi dei cambiamenti del personaggio dalla situazione di chi conosce chi è e non se lo ricorda a chi conosce chi è, perchè se lo ricorda. In quante altre storie un attore ha potuto mostrare così tante sfumature della sua anima? Il Soo Hyun dell'inizio sereno dopo la tragica infanzia, Soo Hyun che interpreta Kay in qualità di agente segreto sotto copertura, il Kay criminale senza passato e poi Soo Hyun che interpreta nuovamente Kay con il peso di aver vissuto la personalità di Kay come la propria. Scrissi, in qualche post addietro, "He's back", ma peccai di superficialità. L'uomo, il Soo Hyun di oggi è per davvero un altro uomo, stupendo in questo senso quel preziosismo metaforico della gomma da masticare che è indice di come Kay viva in Soo Hyun, in quello che può guardare negli occhi Jung è godere del suo disappunto per aver perso la chiavetta USB che conteneva tutti i progetti di Mao oppure quello ride beffardo dicendogli: "E' buffo. Ti stai preoccupando per me? Non avevi detto che il desiderio della vendetta era la migliore delle motivazioni?. "E non potrò mai più Smemorarmi in un grido", perchè il passato continuerà a perseguitarlo per sempre, perchè il sangue sulle sue mani continuerà a ricordargli lo strazio dei morti, perchè l'uomo di oggi ha scoperto che il lupo, Kay, è legato a stretto giro di catena alla sua esistenza. L'uomo che mastica una gomma con la consapevolezza di aver dissipato la sua esistenza con l'insano desiderio della vendetta, l'uomo che ha potuto distruggere la sua vita e quella degli altri. Esiste un perdono per tutto questo dolore? Esiste una possibilità per far cessare il tragico corso degli eventi? Temo di no ed è per questo che vedo l'ombra della morte approssimarsi verso la sua giovane vita. E lo dico con l'angoscia di chi vorrebbe un finale che aprisse alla speranza e alla riconciliazione.
Le risposte lo scoprirò domani e dopodomani.