10 MOTIVI PER CUI “GOBLIN, the lonely and shining god” MERITA 10Ho terminato finalmente la seconda maratona del drama e dopo averlo rivisto ho le idee più chiare per una valutazione finale. Sarò breve e poco spoilerosa.
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Inizio subito col dire che ci sono degli
EFFETTI COLLATERALI-Dopo aver visto questo drama,
bere il the non sarà più lo stesso
-
Soffiare le candele non sarà più lo stesso (vi ritroverete a soffiarne decine al giorno nella speranza di un miracolo)
-Si potrebbero manifestare
crisi di risate, alternate a
crisi di pianto, soppiantate da nuove risa durante la visione del drama. Non preoccupatevi: è normale.
Dramiste avvisate, mezze salvate! *******************************************************************
Ma andiamo ai motivi
Vorrei stilare una semplice lista:
1-Gong Yoo
2-Gong Yoo
3-Gong Yoo
4-Dong Wook
5- etc.
Solo questi sarebbero
motivi validissimi (e sottolineo validissimi) per fangirlare, ma Goblin non è solo questo quindi torniamo ai motivi seri.
(
da questo momento in poi seguirà un post lungo, serio e probabilmente noioso
MOLTO noiso! Mi scuso fin da adesso)
10 -
la scenografia: ho gradito tantissimo l’estrema varietà degli ambienti: spesso molti drama (per questioni di budget) sono fissi in ambienti ripetitivi, ma per me anche l’ambiente è “attore parlante” e trasmette emozioni. È il caso di questo drama: gli interni (la casa del Goblin) e gli esterni (Québec, il molo, il campo di grano saraceno, persino le strade) sono
quasi fiabeschi e ogni particolare è molto curato nei minimi dettagli. Sembra di essere immersi in una fiaba moderna.
9 - è un drama che contiene
molti generi e si adegua quindi ad un
pubblico molto vasto: inizia come uno
storico (le prime sequenze di battaglia sono epiche e non hanno nulla da invidiare ad un film: Gong Yoo con l’armatura che affronta i nemici in una sequenza epica di combattimento mi ha rievocato il ricordo della battaglia finale del Signore degli Anelli, o la guerra dei bastardi di Games of Throne). Improvvisamente lo spettatore viene catapultato nel mondo moderno e si cambia “genere”:
la storia diventa fiaba, la fiaba diventa sogno, il sogno infine diventa realtà. Mi arrischierei a parlare di
commedia per alcuni episodi, ma nella sua accezione più pura: per una gran bella fetta di drama il tono è principalmente rilassato, con scenette, battute e giochi di parole. Ma la calma è solo apparente: il riso cela sempre delle questioni di fondo più delicate e tragiche. Le ultime puntate si fanno più
nostalgiche, tristi e drammatiche ma
mai cupe o asfissianti: per fortuna Goblin non si abbandona al patetismo.
Tutto ha un equilibrio: riso, pianto, riso.
8- Ha la migliore
Bromance di sempre: i due protagonisti maschili (il goblin alias Gong Yoo e il Tristo Mietitore alias Dong Wook) hanno dato prova di avere una chimica eccellente e mi hanno strappato più di un sorriso. È un’accoppiata apparentemente improbabile (anche per ragioni narrative che poi scoprirete), ma che funziona in maniera eccellente. Avevo delle perplessità su Dong Wook perché mi sembrava troppo “pacato” e “cupo” rispetto a Gong Yoo, ma mi sono ricreduta già nella seconda puntata.
7- Il drama è
autoironico: nonostante i temi trattati siano molto delicati, non mancano esempi di autoironia apprezzabilissimi. Le vittime son diverse: dal povero Gong Yoo (che finisce per spaventarsi durante la visione del suo recente Train To Busan), alla Bromance (che si vanta di avere una camminata figa... capirete all’episodio 10), alle varie situazioni tipiche dei drama. Goblin sa farci ridere e sa soprattutto ridere di sé.
6-
Non esistono tempi morti. Strano, ma vero, in questo drama ogni situazione è risolta nei tempi adeguati senza lungaggini di qualsiasi tipo. I 16 episodi (quasi tutti da 80 minuti) sono densi di avvenimenti, ma vorrei chiarire fin da subito che non si tratta di avvenimenti d’azione (anche se non manca qualche scena più “movimentata”) ma avvenimenti “emotivi”: la struttura narrativa di Goblin è a mio avviso molto peculiare perché è
un flusso di coscienza quasi continuo, in cui si susseguono ricordi (tanti e più volte rievocati), p
arallelismi, sguardi e sensazioni di più personaggi che interagiscono fra di loro. Questo non vuol dire che manca di logica, anzi: Goblin è un drama di
intensi sentimenti e ricordi indelebili, ma si sviluppa secondo una logica ferrea e ogni tassello ha un suo preciso posto in questo gigantesco puzzle che questo drama costituisce.
5-
Fulmen in clausula (passatemi il latini ma ero ispirata ahahah): Goblin ha l’assurda tendenza a terminare ogni episodio con un colpo di scena (dico “assurdo” perché pensate ai poveretti che l’hanno visto on air: l’ultima settimana d’attesa è stata delirante), ma
4-
Finale perfettamente dosato. Dico soltanto che il finale è già tutto nella prima puntata, o meglio: già nella prima puntata abbiamo tutti gli elementi per capire il "poi". Nella puntata 13 c’è un “finto” finale che prepara all’arco conclusivo del drama. È la prima volta che mi capita un drama in cui non ci sia un finale ripiegato negli ultimi dieci minuti (anche per i drama di 24 puntate e oltre). Qua il finale è pienamente godibile. A me è piaciuto davvero tanto ma sono gusti.
3-Una storia con tante storie: il drama ruota attorno al Goblin e alla sua sposa; nel passato e nel presente però i due interagiscono con altri personaggi. Tutti i personaggi secondari hanno un loro passato e una perfetta caratterizzazione. Ma la protagonista vede i fantasmi, così come il Goblin ha anche la funzione di “angelo protettore”: tutte le persone da loro aiutate, spettri o persone vive, vengono messi in scena nella loro umanità. Le singole e minuscole storie non sono meno importanti della principale perché in qualche modo sono anticipazione della stessa. Dalla coppia di innamorati separati dalla guerra, al fantasma della studentessa, alla coppia madre e figlia morte prematuramente, all’uomo che tenta il suicidio: alle loro storie vengono dedicati pochi minuti, eppure hanno in sé delle anticipazioni delle emozioni, delle paure e delle sofferenze che i protagonisti portano con loro.
2-
Nati per il ruolo: gli attori del cast principale sono stati eccelsi. Non si tratta solo di doti recitative individuali, ma di una perfetta sintonia fra tutti, come se fossero nati per interpretare quel aprticolare ruolo in quel particolare momento. Gong Yoo è stato un protagonista impeccabile: le espressioni del suo volto sono state così vive che bastava un suo sguardo per poter leggere le emozioni del Goblin. Una recitazione da brividi. Dong Wook per me è stato una rivelazione: il suo fascino consiste nella sua genuinità. Quando sorride in maniera inaspettata o quando fa i capricci (come dimenticare il famoso “biglietto da visita” che vuole a tutti i costi), ma anche quando è addolorato è semplicemente “vivo”. In coppia con Gong Yoo ci ha regalato poi la miglior bromance di sempre, a parer mio e anche nel backstage ho notato che i due sembrano fratelli. La giovanissima protagonista è stata poi semplicemente deliziosa: non aveva un ruolo facile e recitare al fianco ad un Gong Yoo non le facilitava il compito. Se si è inesperti, avere un compagno di quel calibro accentua ancora di più la differenza. Invece lei è stata una delle più belle protagoniste femminili che ho visto di recenti: così fresca, vivace, genuina, nel suo ruolo da “folletto” che mette in subbuglio la pacifica vita del Goblin; così matura e adulta nelle coraggiose decisioni che prende. Inutile dire che la coppia EunTak-Goblin ha un’armonia come poche: la differenza di età è inesistente.
Per concludere: (perdonatemi per la lunghezzaaaaaa)
1-
Poesia: Goblin è questo, pura e semplice poesia.
Nasce come una storia di dei, ma finisce per diventare una storia umana; nasce come leggenda per divenire fiaba e infine realtà.Riassumendo:
GUARDATELOOOOOOEdited by -Shiho- - 25/1/2017, 23:24