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Tenno no Ryoriban

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view post Posted on 29/6/2015, 13:24     +1   -1
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Un benvenuto anche da parte mia Amrita...sai già che per me è sempre una gioia leggerti in questi lidi.

Sono contenta che questo drama stia piacendo sia a te che a tuo marito.

Come ho già scritto in questa discussione adoro questo periodo storico giapponese che ho già avuto modo di apprezzare in altri drama che ti consiglio(che non riguardano shogun o ammazzamenti di nessun tipo) come Massan e Hanako to Anne(che sto ancora guardando).

Qui il fatto che ci sia di mezzo il tema culinario è ancora più intrigante anche se in genere mi tengo alla larga da drama dove ci sono bullismi in cucina (cito Bambino e Pasta per dirne due che ho mollato subito dopo i primi episodi)...qui ho tenuto duro perchè mi incuriosiva molto il fatto che questo personaggio così rozzo diventasse poi il cuoco dell'Imperatore e sono contenta di averlo fatto.

Devo ancora recuperare gli ultimi episodi trasmessi che commenterò non appena li guarderò. Mi raccomando tienici aggiornati sulle tue impressioni (e anche quelle di tuo marito ovviamente!). :cuute: :cuute:
 
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view post Posted on 29/6/2015, 17:25     +1   -1
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CITAZIONE (sunflower1963 @ 29/6/2015, 14:24) 
Un benvenuto anche da parte mia Amrita...sai già che per me è sempre una gioia leggerti in questi lidi.
...
...
Qui il fatto che ci sia di mezzo il tema culinario è ancora più intrigante anche se in genere mi tengo alla larga da drama dove ci sono bullismi in cucina (cito Bambino e Pasta per dirne due che ho mollato subito dopo i primi episodi)...qui ho tenuto duro perchè mi incuriosiva molto il fatto che questo personaggio così rozzo diventasse poi il cuoco dell'Imperatore e sono contenta di averlo fatto.

Grazie come sempre Sunny. :wub:

Capisco bene la tua frustrazione in fatto di "bullismo da cucina". Le cose stanno cambiando un po' adesso, anche nelle cucine stellate, ma la gerarchia resta molto rigida e le donne faticano ancora a eccellere grazie all'ostracismo maschile.

Detto ciò, Pasta sarebbe stato davvero delizioso da vedere se non fosse per la protagonista femminile, un irritante miscuglio di spocchia, capricci da bambina e atteggiamento da zerbino, peraltro tutti sfoderati nei momenti sbagliati. E non farmi pensare a come si metteva in bocca intere manciate di spaghetti con le mani - che schifo! Visto che era la mia prima volta con Gong Yo Jin, non è stata la presentazione migliore del mondo e il risultato è che ora mi tengo ben lontana da lei. :shifty:
Bambino non l'ho visto.
 
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view post Posted on 2/7/2015, 20:29     +1   -1
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Eccomi a commentare gli episodi 8 e 9 che sono finalmente riuscita a recuperare.

Beh, che dire...la poesia e la delicatezza nel racconto è sempre ciò che più mi affascina dei drama giapponesi.

Qui abbiamo visto che a Parigi
Atsuzo è riuscito a fare carriera molto in fretta grazie alla sua bravura e si era bene o male sistemato anche emotivamente ma poi è arrivata la chiamata dal Giappone...


Devo dire che sono riusciti a trasmettere benissimo
il contrasto interiore di Atsuzo che da una parte voleva restare in Francia e dall'altra voleva tornare in Giappone...e poi alla fine la promessa fatta al fratello è stata più forte di qualsiasi legame affettivo avesse a Parigi.


Bellissimo e molto toccante il episodio dove abbiamo partecipato insieme al fratello
moribondo al successo di Atsuzo per niente scontato e sempre molto faticoso come tutto il suo percorso.


Sono felicissima che si sia ritrovato con
Toshiko con la quale, abbiamo visto dalla preview dei prossimi episodi, riformerà una famiglia...ma avranno ancora parecchi problemi dovuti alla guerra!!


Insomma drama veramente splendido!! :clap: :clap:
 
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view post Posted on 8/7/2015, 17:21     +1   -1
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Visto anche l'episodio 10.

Mi è piaciuto molto vedere come
Atsuzo e Toshiko hanno riformato la famiglia con ben tre figli.


Certo che il contrasto con i figli bene o male c'è sempre e nel realismo giapponese
sono riusciti in maniera eccelsa a rappresentarlo anche in questo episodio.


Ahimè purtroppo però la fine di questo episodio non fa presagire niente di buono...
 
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view post Posted on 21/7/2015, 14:38     +1   -1
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E sono arrivata alla fine di questo drama veramente stupendo. Parto subito con il dire che è il secondo 10 che do a un drama giapponese del 2015 (l'altro lo ha meritato Date) perchè mi è piaciuto veramente tanto.

Non c'è niente da fare, i giapponesi sono veramente molto bravi a inserire infinita poesia e sentimenti nei loro racconti. Nonostante il tutto sia sempre rappresentato in maniera molto minimale e soprattutto si punti su dialoghi essenziali e abbastanza asciutti, gli spettatori riescono a percepire tutta l'intensità delle emozioni provate dai personaggi e si resta abbastanza toccati nel profondo.

Qui la storia sicuramente ha puntato sull'autodeterminazione e sulla riuscita di un sogno con tantissimi sacrifici e perseveranza ed è stato tutto rappresentato in maniera molto realistica e allo stesso tempo affascinante.

Bravissimo Sato Takeru che merita un riconoscimento di qualche tipo insieme a tutto il resto del cast...non è il primo drama che vedo ambientato nel periodo della Showa giapponese e continuo a trovarlo molto affascinante anche se deve essere stato parecchio traumatico per loro.

Insomma un drama fortemente consigliato perchè bellissimo...poesia allo stato puro. :clap: :clap:
 
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view post Posted on 9/10/2015, 10:13     +1   -1
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Il drama ha avuto un riconoscimento internazionale :sbrill:

Ha vinto il “MIPCOM BUYERS’ AWARD for Japanese Drama”. La cerimonia di premiazione si è tenuta il 6 ottobre a Cannes.

Ammetto che questo evento che premia le produzioni televisive mi sfuggiva un attimino, ma sono contenta che questo drama sia stato apprezzato anche fuori dai confini giapponesi, perché è proprio bello :occhi:


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view post Posted on 9/10/2015, 12:24     +1   -1
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CITAZIONE (Alannah @ 9/10/2015, 11:13) 
Il drama ha avuto un riconoscimento internazionale :sbrill:

Ha vinto il “MIPCOM BUYERS’ AWARD for Japanese Drama”. La cerimonia di premiazione si è tenuta il 6 ottobre a Cannes.

Ammetto che questo evento che premia le produzioni televisive mi sfuggiva un attimino, ma sono contenta che questo drama sia stato apprezzato anche fuori dai confini giapponesi, perché è proprio bello :occhi:


news

Che notizia meravigliosa!! Grazie mille per averla condivisa...premio strameritato!! :clap: :clap:
 
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view post Posted on 9/10/2015, 19:12     +1   -1
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Congratulazioni al drama :amor:
Spero di poterlo visionare entusiasta pure io in tempi non biblici! :hero:
 
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view post Posted on 7/5/2018, 13:26     +1   +1   -1
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Questo drama mi è piaciuto veramente tanto. È stato meraviglioso, nonostante sia di cucina, sono riusciti ad inserire la parte storica alla perfezione, mi è piaciuto che mettevano la scene in bianco e nero e la voce della moglie raccontava cosa stava succedendo nel frattempo in Giappone. Ho trovato molto ben studiati i personaggi. Il protagonista è un personaggio sviluppato benissimo, mi piace la grande forza di volontà che ha,
nulla lo ferma, certo non guarda in faccia proprio niente, nemmeno quella povera donna della moglie XD

La moglie è un personaggio forte, però è una donna giapponese, facendo il paragone
con il personaggio della francese, si sono viste benissimo le differenze di priorità che avevano una donna giapponese e una francese.
Toshiko mette sempre in primo piano il bene del marito, decidendo anche
di divorziare da lui per farlo andare libero per la sua strada. Ma anche lei ha un’evoluzione e dopo il secondo divorzio trova un lavoro a va a vivere da sola. Devo dire che sono felice che sono tornati insieme, anche se lui non la meritava XD

Ma comunque storicamente è fatto bene,
viviamo il terremoto, la seconda guerra mondiale e anche l’assedio dell’America.

Il cast tutto bello, tutti bravissimi. Tutti i personaggi meravigliosi, ma Shutaro, il fratello maggiore di Tokuzo stupendo,
anche se stava per morire aveva speranza nel fratello che avrebbe vissuto per entrambi e che voleva che esaudisse i suoi sogni.
 
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view post Posted on 23/10/2020, 20:05     +1   +1   -1
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Drama STU-PEN-DO!!!! :cuore:

Quest'opera riesce in un'impresa difficilissima e quasi impossibile; una scommessa direi: raccontare in soli dodici miseri episodi l'intera vita (e non solo fino al ricoprimento del ruolo di cuoco personale dell'Imperatore, come credevo io) del personaggio storico Tokuzo Akiyama in modo incredibilmente perfetto. I tempi sono cronometrati al millesimo di secondo, sono chirurgicamente ineccepibili cosicché il tempo narrativo scorra assolutamente fluido, i cambiamenti siano sentiti ma graduali, senza nessun stacco o alterazione repentina da parte dei personaggi che farebbe estraniare lo spettatore; i tempi non sono morti ma si soffermano laddove è necessario per far percepire a chi guarda i mutamenti – ripeto: piccoli, lenti ma significativi – del protagonista ed anche di chi gli sta intorno.
Il tempo passa – eccome se passa! – ma lento e graduato; i personaggi cambiano –eccome se cambiano! – ma piano, un po' alla volta, naturalmente, proprio come succederebbe nella vita vera; indi per cui lo spettatore non si accorge nemmeno di queste evoluzioni (se non in retrospettiva) tanto sono naturali e così affini alla realtà.

Interessantissima la scelta di utilizzare sempre lo stesso attore come interprete di Tokuzo per tutto l'arco del drama (e quindi per tutto l'arco della vita del personaggio), e per questo a Takeru Satō vanno tutti i plausi e tutte le lodi possibili ed immaginabili poiché dalla prima scena fino alla vera ultima si mostra capace di una performance recitativa MAI banale, MAI esagerata o grottesca ma sempre perfettamente in sintonia con ciascun Tokuzo che incontriamo nel corso del drama; che incontriamo nel corso della SUA strada. Satō riesce a dar vita in modo strabiliante al Tokuzo sedicenne iniziale, un ragazzo immaturo, ingenuo, incongruente che non riesce ancora a spiccare il volo e per questo è un po' lo zimbello del suo villaggio ma che è anche un grande sognatore; ci mostra poi un giovane adulto ancora ingenuo nei confronti della vita ma oramai con grandi capacità ed esperienza nel suo lavoro, un giovane che sa qual'è la sua strada ed è tutto intento nel percorrerla; Satō poi impersonerà con molta facilità un Tokuzo adulto, padre di famiglia troppo spesso assente per via del suo lavoro così impegnativo ed obbligante, un padre un po' severo all'esterno (com'era consuetudine all'epoca d'altra parte) ma in realtà devotissimo alla moglie ed ai figli. L'attore, infine, metterà la ciliegina sulla torta palesandoci un Tokuzo ormai maturo, gravato da perdite personali e costretto ad attraversare il periodo più tumultuoso della storia giapponese contemporanea: l'era Showa.
In tutto questo (lo risottolineo) non c'è MAI NULLA DI MACCHIETTISTICO, NEANCHE UNA SOLA VOLTA. Satō È DAVVERO un bambinetto scapestrato, È DAVVERO un giovane pieno di voglia di vivere e pieno di idee, È DAVVERO un normale padre di famiglia gravato dal lavoro, È DAVVERO un uomo che si sta avvicinando alla fase conclusiva della sua vita, un uomo che vede sfaldarsi davanti ai suoi occhi come castelli di carta tutto il suo mondo che aveva sempre conosciuto, ma che, nonostante tutto, deve continuare ad andare avanti e stringere i denti.
Takeru-san anche se non puoi sentirmi :gnegne: : davvero, chapeau! :clap: :inchino: :respect:


Certo, questo drama è stato fatto per celebrare i sessant'anni dell'emittente televisiva TBS; e quindi lo scopo era quello di commemorare un giapponese (e con lui il Giappone tutto, ovviamente) che si fece un nome anche all'estero e che riuscì a dimostrare davanti a tutto il mondo le capacità e l'eccezionalità del Sol Levante. Ma – volutamente o meno – io credo che in quest'opera ci sia dell'altro: oltre allo sguardo sensibilissimo verso i piccoli gesti della vita quotidiana e ad un'accortezza in più nel raccontare delle tante vite in cui tutti noi ci imbattiamo nel corso del nostro cammino, ognuna unica ed inimitabile ma anche, spesso, breve ed effimera; il tema del sogno è un argomento portante di questo drama, affrontato approfonditamente e con squisita finezza e, sopratutto, in maniera molto, molto realistica. È solo un caso che qui si parli di cucina (il grande sogno di Tokuzo): qualunque sogno, qualunque professione sarebbe andata bene lo stesso poiché avrebbe posto davanti al sognatore in questione più o meno gli stessi identici ostacoli che il nostro si troverà ad affrontare. In questo senso sono a dir poco illuminanti i dialoghi col fratello maggiore Shutaro: quando, per esempio, Tokuzo incontra le prime difficoltà nel suo mestiere di sguattero ed è quasi sul punto di abbandonare definendo il suo lavoro noioso; questi gli fa notare come questa non sia altro che l'ennesima rinuncia di una lunghissima serie da parte del nostro protagonista, il quale subito “parte in quarta” come si direbbe, si appassiona smodatamente senza pensare alle cose in modo oculato per poi abbandonare poco dopo. Shutaro glielo dice chiaramente: “Tu ti comporti sempre così: ti rifiuti di imparare. Quando ti imbatti in cose che non sai fare, cerchi di risolverle a modo tuo. Finisci per perdere la pazienza e dici che quello che non sei capace di fare è noioso. [….] Con il tuo atteggiamento, anche i lavori interessanti finiscono per diventare noiosi. Non è così che funziona con te?”. Ecco, quindi, che viene gettata luce su un aspetto interessante del carattere del protagonista; aspetto che interessa molte persone quando hanno a che fare proprio con l'argomento sogno: Tokuzo in realtà non è né svogliato né scansafatiche (come pensano i suoi famigliari e praticamente tutti quelli del suo villaggio); ma essendo giovane, come tutti i giovani di ieri e di oggi semplicemente vuole tutto e subito. Prende interesse per una cosa? Bene, deve diventarne il numero uno dall'oggi al domani! E guai a non riuscirci! – Altrimenti smette subito; ma non perché non ci riesce (ci mancherebbe!), ma perché quella cosa è risultata noiosa e quindi non ne vale la pena. Non lo diceva forse anche il grande Pinó? “i' m' arrisico sulo se vale a' pena 'e tentà …. ma po' chi m'o fa fà”. Tozuko è giovane e questo concetto guida inconsapevolmente la sua vita; per lui questo significato vale TUTTO. Non riesce a capire che in ogni cosa ci vuole tempo e che bisogna farsi il callo prima di diventare bravi; che prima bisogna fare la strada in salita per far sì che diventi discesa, e che il non riuscirci alla prima non è affatto sinonimo di stupidaggine ma è una cosa normale e bisogna soltanto continuare a provare e riprovare per padroneggiare ciò che non riesce. Ripeto, un atteggiamento normalissimo per un ragazzo di quell'età che credo farà immedesimare lo spettatore per la sua eterna attualità. Fortunatamente il nostro kokku troverà una persona che non lo tratterà né da babbeo né gli urlerà contro ma gli farà capire l'importanza di ogni singolo passo – anche quello che può sembrare più banale o squallido – di ogni singola mansione, fondamentale per arrivare alla cima.

E poi ancora: quando Tokuzo dovrà affrontare la prima vera prova della sua vita, ovvero si troverà di fronte ad un bivio dal quale inevitabilmente si inerpicano due strade profondamente diverse; il ragazzo deve per forza sceglierne una e questa scelta condizionerà inesorabilmente il resto della sua vita. Bellissimo, toccante, profondo ed illuminante ancora una volta il dialogo con il fratello maggiore – santo ragazzo! – il quale gli dice che l'esito di questa scelta si potrà sapere solo molto in là nel tempo e non c'è modo di scoprirlo adesso, ragion per cui è inutile stare a farsi tante domande su cosa è giusto o sbagliato. Piuttosto, il criterio con il quale scegliere un percorso è quindi quello del rimpianto: l'unica cosa che si sa con certezza – quella sì, la sappiamo – è cosa vogliamo di più e cosa rimpiangeremmo se non la facessimo. Il rimpianto è una spina nel cuore sempre rivolta al passato che, in quanto tale, non possiamo più togliere; meglio quindi evitarlo a tutti i costi e intraprendere una strada di cui non ci pentiremmo DOMANI. Gli uomini sono limitati, non possono conoscere il futuro; forse, se ascoltano attentamente i loro cuori e leggono meticolosamente gli indizi, sapranno cosa accadrà il giorno seguente: meglio quindi basarsi su questo ché è l'unica cosa (quasi) certa che abbiamo nella vita.

Il drama poi, sempre riguardo al tema sogno, offre un interessante punto di vista o quantomeno ne analizza un aspetto – almeno dalla mia personale esperienza – mai sondato prima d'ora: quello del concetto de “le persone non possono realizzare i propri sogni da sole”. Il SOGNO, dunque, diventa, in quest'opera, una specie di fil rouge che lega e intreccia varie persone a sé ma anche fra di loro, in un continuo scambio e accomunamento di passioni e ragioni d'essere: c'è chi, non potendo più rincorrere il proprio, fa del sogno altrui la propria ragione di vita ed il proprio orgoglio, e per questo cercherà in tutti modi di renderlo realtà; il sognatore in questione (od il proprietario originale del sogno, se così possiamo definirlo), sapendo a sua volta della grande speranza riposta nel suo sogno dall'altra persona, capisce che non può più tirarsi indietro neanche se lo volesse perché oramai il “suo” sogno non è più solo suo ma è anche dell'altro individuo, ed il fallimento ormai non sarebbe più solo un suo fatto privato. Il sogno è, a questo punto, condiviso e nessuno dei “proprietari” può permettersi di rinunciare o fallire, per non deludere o far restar male l'altro proprietario: ecco, quindi, che il sogno diventa come un FUOCO, il quale fa muovere e vivere i personaggi, certo, ma che viene anche alimentato dagli stessi, sopratutto dai loro legami e dalla loro voglia di condivisione di questo; è un fuoco che fa avvicinare gli uni agli altri ma che ne trae esso stesso vantaggio da questo avvicinamento, alimentandosi e crescendo, crescendo sempre di più.
È una visione tutta giapponese questa, la credenza che i sogni si avverano solo se condivisi con altri. Non c'è nessun segreto, nessuna dissimulazione – come avviene da noi – per paura che la compartecipazione porti sfortuna, no; qui è proprio la partecipazione di altre persone la chiave del successo: è come qualcosa che si è costruito in tanti; di chi è? Di chi non è? Nessuno si sente il solo ed unico proprietario e quindi nessuno si sente in diritto di distruggerlo o farci ciò che vuole. Anzi, è proprio sapendo che è di qualcun altro che verrà spontaneo averne cura e preservarlo al meglio, affinché non scompaia.

In sostanza, questo drama pone allo spettatore (senza riuscire a risolverlo chiaramente) il quesito vecchio come il mondo di cui tutti noi vorremmo sapere la risposta: “per realizzare i propri sogni c'è bisogno di bravura e abilità eccezionali? O è tutta questione di fortuna?
Una cosa a proposito, riguardante questo drama, possiamo dirla: di sicuro Tokuzo è fortunato. Non solo perché proviene da una famiglia piuttosto benestante la quale, per vie indirette, gli permette di fare conoscenze privilegiate; ma anche perché incontra nel suo cammino persone oneste e sincere che sono pronte ad aiutarlo nel limite delle loro possibilità, o più semplicemente sono disposte ad offrirgli una spalla su cui piangere nel momento del bisogno. Una di queste persone che mi preme accennare è il suo primo mentore Usami-san: una persona severa ed integerrima ma anche molto onesta ed appassionata del suo lavoro, la quale intravede le stesse qualità nel giovane protagonista ed è quindi disposto ad insegnargli. La persona della quale ogni giovane ha bisogno di più (oltre la propria famiglia s'intende) è proprio un MAESTRO, un mentore che possa formare e preparare il giovane, attraverso il suo stesso esempio, per il futuro che verrà. Ecco, Tokuzo non poteva chiedere di meglio.
Ma è anche vero che senza le sue abilità o la sua grandissima voglia di imparare, Tokuzo non sarebbe arrivato là dove poi, invece, arriva: come già detto il suo capo cuoco, Usami-san, decide di prenderlo sotto la sua ala proprio perché intravede in lui onestà e passione; qualità che questi sintetizza nella parola 真心 “magokoro” cioè devozione, sincerità. È proprio perché Tokuzo possiede 真心 che è diverso dagli altri, e senza questa qualità la fortuna sarebbe servita a ben poco.
Quindi quali delle due? La sorte o il talento? Forse …. entrambi. O forse niente di questo ha senso e siamo solo dei pupazzetti in mano alla dea del destino che pettina il filo della nostra vita della quale ogni minuto secondo è già stato deciso ….


Per finire, voglio soffermarmi un attimo sull'ultimo episodio:
mi ha lasciata un tantino interdetta questa continua preoccupazione verso l'Imperatore e l'intento di assolvere sia lui che il paese stesso sottolineando l'innocenza di entrambi – per dirlo in parole povere, c'è un bel po' di nazionalismo esplicito. Mi ha lasciata interdetta ed un po' spaesata perché non sono riuscita a capire l'intento di questo episodio: se il motivo era puramente la ricostruzione storica (e psicologica come nel caso di Tokuzo) dei fatti che avvennero all'epoca, allora hanno fatto benissimo e sono stati molto molto bravi; dopotutto le persone, a quel tempo, erano ossessionate dalla figura dell'Imperatore tanto da crederlo un dio, ed inoltre, con tutta la propaganda che era stata loro propinata non potevano non credere la loro patria un'infelice vittima dello straniero e degli eventi. Il caso del protagonista, poi, è davvero interessante; si tratta di un'analisi psicologica assai accurata e di una ricostruzione all'insegna del verosimile: “A dirla tutta, non posso sopportarlo. Il pensiero che Okami potrebbe essere condannato …. Dopotutto, giorno dopo giorno …. ho preparato i suoi pasti. Guardando il suo piatto al termine di ogni pasto, mi chiedevo sempre se gli fosse piaciuto. Se avanzava il suo piatto preferito, mi chiedevo se stesse male o se non avesse appetito. O se non l'avessi cucinato bene. Quella era la mia vita. Giorno dopo giorno, è questo che significava per me preparare i suoi pasti. E così è stato per vent'anni. Sarà irrispettoso dirlo …. molto irrispettoso, ma …. in un certo senso, è stato come un figlio. Anche se …. anche se Okami fosse ritenuto responsabile della guerra …. anche se tutto il mondo lo giudicasse colpevole, nonostante tutto …. non potrei fare a meno di volerlo proteggere.” Dalle parole del protagonista stesso apprendiamo come questi senta l'Imperatore come un figlio; non solo l'Essere Supremo, l'incarnazione del Giappone stesso, ma più semplicemente un figlio a cui tutti i giorni si preparano i pasti nei quali viene riversato tutto l'affetto possibile. E come solo un genitore potrebbe fare, Tokuzo è disposto ad andare in capo al mondo pur di salvare il “figlio” che tanto ama. Non tanto una soggezione dovuta ad un condizionamento mentale, quindi, ma più un semplice e normale sentimento umano. Un pensiero piuttosto irrazionale, certo; ma noi uomini, di irrazionalità, ne siam pieni fin sulla punta dei capelli. Quindi ho trovato molto plausibile l'attaccamento e la totale assoluzione dalle accuse da parte del protagonista nei confronti dell'Imperatore; ben oltre prova contraria.
E questa sarebbe la ricostruzione storica. Ma se, oltre a questa, c'è dell'altro ovvero una certa e sottile propaganda nazionalista; ecco, la cosa mi dà un tantino fastidio.

Quindi bellissimo e ben fatto dal punto di vista narrativo; solo un po' ambiguo nello scopo.


In conclusione, un drama che consiglio a tutti: è sia storico, sia “d'azione” per così dire essendoci un personaggio che deve compiere una “missione”, sia di vita quotidiana. Non è lento, non è monotono ma non è neanche frenetico, riuscendo a dare spazio alla crescita ed al cambiamento dei personaggi, e soffermandosi sui momenti fondamentali dai quali saprà trasporre grande emotività.
 
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view post Posted on 24/10/2020, 14:08     +1   -1
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Bara Wa Utsukushiku Chiru = Le rose appassiscono in bellezza (opening Lady Oscar)

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moon-eo Sono d'accordo su quello che tu scrivi questo drama è stato proprio ben fatto e l'attore pricipale Sato Takeru ha saputo impersonare lo stesso personaggio nella scorrere della sua vita senza risultare fuori luogo, o di un'età diversa rispetto a quella che stava impersonando. Mi unisco ai tuoi complimenti verso di lui per aver portato sul piccolo schermo l' "Escoffier giapponese" (come era stato sopranominato) ed avercelo fatto scoprire.
Tra l'altro Wikipedia dice "Takeru Satō ha preso lezioni di cucina per poter ritrarre al meglio il proprio personaggio e ha fatto le scene relative senza alcun bisogno di sostituti o controfigure" quindi come dici tu: Chapeau!

Interessante il fatto che tu spieghi che il sogno di ognuno di noi può essere condiviso da chi ci sta vicino. Noi tendiamo a dire che una persona è riuscita a costruirsi con le sue forze, ma spesso ci dimentichiamo di chi gli sta vicino. Chi è al nostro fianco può incoraggiarci e perché no darci una piccola o grande mano per andare avanti.

Per la questione "Tenno" (signore/sovrano celeste) la visione dell'Imperatore che ne esce è
di un sovrano illuminato.
Come il suo popolo ha il cibo razionato in tempo di guerra, a differenza degli alti ufficiali, si preoccupa che il filo dell'arrosto sia rimasto solo nel suo piatto e non in quello dei suoi invitati (io già mi aspettavo che il povero cuoco sarebbe stato sgridato, invece no) etc.
Sicuramente c'è un po' di nazionalismo in questo drama.
Il pensiero che emerge è il pensiero dei giapponesi.
Dopo la guerra ci si chiese che potere aveva avuto l'imperatore sulle forze armate durante il conflitto. Come abbiamo visto dal drama la risoluzione a cui arrivarono i funzionari del palazzo imperiale e le forze di occupazione americane fu di assoluzione. Questa linea segue il drama, e sicuramente non avrebbe potuto fare altrimenti.


Due piccole note e curiosità:
- Molti degli attori che impersonavano i personaggi francesi in realtà non sono francesi (forse Albert sì, il cuoco antipatico)
Faticavo a seguire i discorsi perché il mio orecchio cercava di sentire il suono e non combaciava con un francese puro. Sono riuscita a trovare la "mangiatrice di gamberi" :Sapphira Van Doorn
Profilo instagram www.instagram.com/p/CD3Ak3ajcXj/?igshid=8qso3s1c5miq
- Tokuzō Akiyama nacque Tokuzō Takamori quindi
prese il cognome della moglie. Qui nel drama invece i cognomi sono stati cambiati, lui nasce Akiyama mentre la famiglia della moglie è Takahama. Lo hanno fatto forse per non spoilerarci il continuo della storia?


Edited by Haruka Godai - 24/10/2020, 17:35
 
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view post Posted on 24/10/2020, 23:06     +1   -1
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CITAZIONE (moon-eo @ 23/10/2020, 21:05)
Drama STU-PEN-DO!!!! :cuore:

Caspita, che commentone :spavento: Quante ore ci hai messo per scriverlo? :gnegne:
Mi fa piacere che il drama ti sia piaciuto visto che te lo consigliai per rimediare al drama del dottore musone :cuute:
CITAZIONE
i tempi non sono morti ma si soffermano laddove è necessario per far percepire a chi guarda i mutamenti – ripeto: piccoli, lenti ma significativi – del protagonista ed anche di chi gli sta intorno.Il tempo passa – eccome se passa! – ma lento e graduato; i personaggi cambiano –eccome se cambiano! – ma piano, un po' alla volta, naturalmente, proprio come succederebbe nella vita vera; indi per cui lo spettatore non si accorge nemmeno di queste evoluzioni (se non in retrospettiva) tanto sono naturali e così affini alla realtà.

Questo è uno stile narrativo tipico del drama giapponese. Al di là di fanfaronate, polizieschi ed emuli di prodotti esteri, la vera particolarità del drama giapponese lo si ritrova in prodotti come questo in cui si racconta la vita vera, a volte anche semplice, con un tocco tale da renderti coinvolto anche dalla vita qualunque di ogni giorno, perché trovano il modo di far esprimere i sentimenti dei personaggi senza eccessi, ma con forza :amor:


CITAZIONE
Interessantissima la scelta di utilizzare sempre lo stesso attore come interprete di Tokuzo per tutto l'arco del drama

Anche questo non è così strano nel drama giapponese. Usano attori bambini quando il personaggio è palesemente al di sotto del metro e venti d'altezza per questioni anagrafiche, ma tendono ad inserire quanto prima l'attore definitivo nel ruolo. Lo si nota tantissimo nei taiga( gli sceneggiati storici) dove trovi attori quarantenni nei panni degli adolescenti con risultati un po' inquietanti :gnegne:
Penso che sia una scelta di immedesimazione. Se cambi l'attore, rischi di spiazzare lo spettatore, soprattutto se poi ti trovi l'attore adulto meno capace di quello bambino come mi è capitato di recente. Finisce che il personaggio non ti prende più :uff:
Per il personaggio "vecchio" risolvi in fretta con trucco e parrucco ad hoc, tanto gli orientali sembrano sempre un po' più giovani :gnegne:



CITAZIONE
Takeru-san anche se non puoi sentirmi :gnegne: : davvero, chapeau! :clap: :inchino: :respect:

Anche se non leggerà lui, lo faranno le persone che passano di qui e tanto basta :relax:




CITAZIONE
In sostanza, questo drama pone allo spettatore (senza riuscire a risolverlo chiaramente) il quesito vecchio come il mondo di cui tutti noi vorremmo sapere la risposta: “per realizzare i propri sogni c'è bisogno di bravura e abilità eccezionali? O è tutta questione di fortuna?

Entrambe le cose di sicuro, però vedo anche tanti che fanno fortuna senza un reale talento, così come tanti talentuosi che non riescono ad emergere :patpat: Temo che una regola non ci sia e che il caso sia più determinante di quanto si pensi :patpat:
Però nel caso di Tokuzo, è ovvio che senza talento e fortuna non sarebbe mai uscito dal giardino di casa e sarebbe rimasto a fare il commerciante insoddisfatto per sempre visto che un mestiere l'aveva comunque pronto grazie alla famiglia.






CITAZIONE
Per finire, voglio soffermarmi un attimo sull'ultimo episodio:
mi ha lasciata un tantino interdetta questa continua preoccupazione verso l'Imperatore e l'intento di assolvere sia lui che il paese stesso sottolineando l'innocenza di entrambi – per dirlo in parole povere, c'è un bel po' di nazionalismo esplicito. Mi ha lasciata interdetta ed un po' spaesata perché non sono riuscita a capire l'intento di questo episodio: se il motivo era puramente la ricostruzione storica (e psicologica come nel caso di Tokuzo) dei fatti che avvennero all'epoca, allora hanno fatto benissimo e sono stati molto molto bravi; dopotutto le persone, a quel tempo, erano ossessionate dalla figura dell'Imperatore tanto da crederlo un dio, ed inoltre, con tutta la propaganda che era stata loro propinata non potevano non credere la loro patria un'infelice vittima dello straniero e degli eventi.

CITAZIONE
Per la questione "Tenno" (signore/sovrano celeste) la visione dell'Imperatore che ne esce è
di un sovrano illuminato.
Come il suo popolo ha il cibo razionato in tempo di guerra, a differenza degli alti ufficiali, si preoccupa che il filo dell'arrosto sia rimasto solo nel suo piatto e non in quello dei suoi invitati (io già mi aspettavo che il povero cuoco sarebbe stato sgridato, invece no) etc.
Sicuramente c'è un po' di nazionalismo in questo drama.
Il pensiero che emerge è il pensiero dei giapponesi.
Dopo la guerra ci si chiese che potere aveva avuto l'imperatore sulle forze armate durante il conflitto. Come abbiamo visto dal drama la risoluzione a cui arrivarono i funzionari del palazzo imperiale e le forze di occupazione americane fu di assoluzione. Questa linea segue il drama, e sicuramente non avrebbe potuto fare altrimenti.

Sulla questione dell'Imperatore, io non rimasi così tanto impressionata da questo
nazionalismo marcato che onestamente neanche ricordo :gnegne:

Però ecco, noi come italiani facciamo parecchia fatica ad entrare nell'ottica di un paese che ha un sovrano, perché noi non l'abbiamo :ehm: E onestamente neanche stimiamo granché i nostri ex sovrani, i Savoia che non brillano per simpatia smisurata :emu: Credo che un popolo che ha una famiglia reale/imperiale proietti comunque in questa entità un affetto particolare e lo vediamo bene con i reali inglesi e tutto ciò che li riguarda. Se si sposano o muoiono, i sudditi si sentono coinvolti manco fossero persone di famiglia. Quindi l'affetto/venerazione verso il Tenno ci sta, soprattutto tenendo conto che parliamo del passato, un mondo in cui si ammirava e sognava guardando queste figure leggittimate dal divino a stare dove stavano, in fin dei conti i nostri re che ricevevano la corona dal Papa e quindi l'elemento divino ha funzionato in ogni latitudine e longitudine per secoli. Comunque l'imperatore Showa non era ritenuto figlio di Dio dalla gente, ma origiariamente era lui( e quelli prima di lui) a definirsi tale per tradizione. Però questa tradizione è cessata con lui
CITAZIONE
Hirohito fu l'ultimo imperatore del Giappone a essere ufficialmente considerato di origine o natura divina. Nel gennaio del 1946 Hirohito pronunciò via radio alla nazione il Tenno no ningen sengen (天皇の人間宣言? "Dichiarazione della natura umana dell'imperatore"), con cui il sovrano dichiarava formalmente di non essere di natura divina, negando di conseguenza la superiorità dei giapponesi nei confronti delle altre nazioni del mondo. Non è chiaro se la sua dichiarazione fu spontanea o imposta dalle forze di occupazione che miravano a scardinare le istituzioni tradizionali e abolire la religione di Stato, lo shintoismo.

In merito al "nazionalismo" direi che di nuovo è un problema nostro di italiani che non lo siamo e non esitiamo a sputarci in un occhio da soli per quanto ci stimiamo :gnegne: Tanti, quasi tutti, i paesi del mondo sono nazionalisti. Lo sono gli asiatici, lo sono gli americani, lo sono i francesi, lo sono quasi tutti. Ed essendolo, tutti si lodano e s'imbrodano da soli :gnegne: Si sa che si tende sempre a narrare le cose guardandole dalla propria prospettiva e se il drama è indirizzato ai giapponesi, racconta la cosa dalla prospettiva giapponese. Oltrettutto, non essendo un documentario di guerra, ma la storia di un tizio che molto probabilmente ha pensato quello che gli vediamo esternare in scena, non è strano!



CITAZIONE (Haruka Godai @ 24/10/2020, 15:08)
Tra l'altro Wikipedia dice "Takeru Satō ha preso lezioni di cucina per poter ritrarre al meglio il proprio personaggio e ha fatto le scene relative senza alcun bisogno di sostituti o controfigure" quindi come dici tu: Chapeau!

Non usa controfigure nemmeno quando fa le scene di combattimento in Kenshin. Lui lavora così, immedesimandosi e rischiando il collo per amore del lavoro :gnegne:



CITAZIONE
Faticavo a seguire i discorsi perché il mio orecchio cercava di sentire il suono e non combaciava con un francese puro.

Le lingue straniere nei drama sono spesso un tasto dolente e ci metti due ore a capire una frase :gnegne:
Però il francese degli attori occidentali è grasso che cola rispetto a quello di Tokuzo :gnegne:


CITAZIONE
- Tokuzō Akiyama nacque Tokuzō Takamori quindi
prese il cognome della moglie. Qui nel drama invece i cognomi sono stati cambiati, lui nasce Akiyama mentre la famiglia della moglie è Takahama. Lo hanno fatto forse per non spoilerarci il continuo della storia?

In Giappone capita che un uomo prenda il cognome della moglie in alcune circostanze. Può essere perché la famiglia della moglie è più importante, per questioni di continuità del nome, per scelte personali... Si fa anche se è meno frequente rispetto alla donna che prende il nome del marito. Per i cognomi dei personaggi del drama, penso siano diversi perché comunque è un drama. Ci saranno cose romanzate e adattate per esigenza di sceneggiatura. Di solito non è mai tutto vero al 100% e trattandosi della vita di un uomo morto da relativamente poco con gli eredi prossimi ancora vivi, può essere stata una scelta per evitare di "mentire" sul vero Tokuzo :ehm:
 
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view post Posted on 25/10/2020, 20:35     +1   -1
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Caspita, che commentone :spavento: Quante ore ci hai messo per scriverlo? :gnegne:

E io che pensavo stavolta di aver fatto un capolavoro di sinteticità ed essenzialità :buu: :gnegne: :gnegne:
CITAZIONE
Mi fa piacere che il drama ti sia piaciuto visto che te lo consigliai per rimediare al drama del dottore musone :cuute:

Sì, in realtà l'ha proposto il gruppo con cui a volte guardo i drama proprio perché, dopo la visione del dottore musone, era partita la Sato-mania :gnegne: :gnegne: Dato che era proprio il drama che mi avevi consigliato tu, poi, quando me lo proposero ho risposto: "CERTOOOOO" :corre:
CITAZIONE
Questo è uno stile narrativo tipico del drama giapponese. Al di là di fanfaronate, polizieschi ed emuli di prodotti esteri, la vera particolarità del drama giapponese lo si ritrova in prodotti come questo in cui si racconta la vita vera, a volte anche semplice, con un tocco tale da renderti coinvolto anche dalla vita qualunque di ogni giorno, perché trovano il modo di far esprimere i sentimenti dei personaggi senza eccessi, ma con forza :amor:

Hai perfettamente ragione, ed io ero a conoscenza di questo fatto grazie ai manga che leggo. Mi ha colpita QUESTO drama in particolare perché è cortissimo e non credevo di trovare tanta sensibilità ed intelligenza strizzate in così poche ore!
CITAZIONE
Anche questo non è così strano nel drama giapponese. [...] Penso che sia una scelta di immedesimazione. Se cambi l'attore, rischi di spiazzare lo spettatore [...]Finisce che il personaggio non ti prende più :uff:

Ma tu senti! Interessante! Nei drama coreani fanno esattamente l'opposto: il personaggio giovane (anche ventenne) e lo stesso personaggio ma adulto sono sempre interpretati da due attori differenti. Però c'è anche da dire che quando c'è una trama di questo genere, non viene raccontata tutta la vita del protagonista da cima a fondo ma la storia viene raccontata dal punto di vista del protagonista adulto ed il personaggio da giovane viene mostrato tramite dei flashback (almeno, in quelli che ho visto io fino ad ora :nfg: ); quindi c'è questo "stacco" e due attori differenti non appaiono assolutamente fuori luogo. Qui la narrazione va in una sola direzione ed in modo continuo, quindi forse è come dici tu: se fosse apparso improvvisamente un attore diverso non ci sarebbe stata più immedesimazione.
Incredibile comunque come Satō sia riuscito a portare in scena un sedicenne in modo così realistico quando lui, in realtà, di anni ne aveva 26, all'epoca! :spavento: :clap: :respect:
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Entrambe le cose di sicuro, però vedo anche tanti che fanno fortuna senza un reale talento, così come tanti talentuosi che non riescono ad emergere :patpat: Temo che una regola non ci sia e che il caso sia più determinante di quanto si pensi :patpat:

Mi ha fatto sorridere questo tuo pezzo perché la mia era semplicemente una domanda messa così, tanto per; l'ho messa per continuare il discorso iniziato dal drama, per riprendere il tema ed il sentimento che voleva trasmettere! =) In sostanza non era una domanda vera e propria e non credevo che qualcuno volesse davvero rispondere! XD XD
Io sinceramente non so cosa ci voglia nella vita e francamente non lo voglio neanche sapere X) perché i casi in cui si ha successo solo grazie al deretano – come dici tu – mi fanno solo girare i cosiddetti! X) Quindi .... lasciamola ambigua che è meglio và! XD
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Però ecco, noi come italiani facciamo parecchia fatica ad entrare nell'ottica di un paese che ha un sovrano, perché noi non l'abbiamo :ehm: E onestamente neanche stimiamo granché i nostri ex sovrani, i Savoia che non brillano per simpatia smisurata :emu: Credo che un popolo che ha una famiglia reale/imperiale proietti comunque in questa entità un affetto particolare e lo vediamo bene con i reali inglesi e tutto ciò che li riguarda. Se si sposano o muoiono, i sudditi si sentono coinvolti manco fossero persone di famiglia. [...] Quindi l'affetto/venerazione verso il Tenno ci sta, soprattutto tenendo conto che parliamo del passato [...]

No, no non è che non li capisca. Anche se noi non abbiamo un monarca posso riuscire più o meno a capire il sentimento provato dalle popolazioni verso il loro re/regina. E come hai detto tu, anch'io sono d'accordo che ci sta visto che parliamo di 70 anni fa.
Per fare un esempio che entrambe possiamo capire meglio: è come se fosse arrivata una serie tv dalla Germania che parla del Terzo Reich e del nazismo, nella quale chiaramente si vedono i militiari che sono contenti di fare le cose che fanno e sono fedelissimi ad Hitler. Il che è giusto, no? Se venissero dipinti diversamente sarebbe solo una presa di giro perché noi sappiamo che erano in quel modo lì! Però, ecco, la regia, la sceneggiatura non gettano nessun sguardo critico nei loro confronti, nessun sguardo moderno, per così dire. Il giudizio viene sospeso ed il punto di vista del regista si annulla, non c'è. Ecco, a me è questo che ha lasciata un po' confusa: si parla del passato e quindi si cerca di portrarre il tutto il più accuratamente possibile, certo, ma, ora che siamo andati avanti di 70 anni, ci dovrebbe essere anche uno sguardo diverso, uno sguardo critico o comunque auto-riflessivo verso gli eventi che sono accaduti. Questa totale mancanza di uno sguardo moderno, di un qualsiasi giudizio non mi ha fatto capire bene lo scopo dell'episodio: voleva essere una pura e semplice ricostruzione storica per cui il giudizio è stato sospeso per non interferire con questa accuratezza; o la mancanza di una critica rivela invece un'accondiscendenza? Era questo che mi chiedevo.
 
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