| Allora, adoperando il sistema di skipping selettivo, ovvero saltando tutte le parti di contemplazione, dove non succedeva nulla, sono riuscita a completare anche questo lakorn in tempo record e, vi dico che a me è piaciuto parecchio. Sarà che avevo le aspettative piuttosto basse, ma per me c’è stato un crescendo di godimento man mano passavano le puntate e, nonostante il ritmo non proprio veloce, è uno di quei drama che vorrò riguardare, specie alcune scene che sono veramente bellissime, soprattutto una in particolare nel 7° episodio. Comincio per dire che nonostante Kim stia interpretando di nuovo lo stesso personaggio, a me è piaciuta perché nonostante tutto quello che le è piombato addosso, la sua Pim è sempre rimasta una persona fondamentalmente onesta e senza paura di affrontare le situazioni, anche quelle più strazianti. E anche se nelle prime 4 puntate si comportava da bambina viziata, non era perché sì, ma perché in parte nessuno le aveva insegnato di meglio (infatti lei stessa confessa che se non avesse perso la mamma da piccola, forse le cose sarebbero andate in modo diverso), e anche in parte come meccanismo di difesa in un mondo, quello della moda, dove tutti e tutto è sempre pronto a darti una coltellata nella schiena. Quindi, anche se paresse insopportabile, Pim aveva dei motivi per comportarsi così. Poi, impossibile non capire il perché della sua decisione di accettare la missione del cattivo; mettiamoci nei suoi panni: Pim aveva appena perso il padre e anche tutte le sue possessioni materiali, anche il lavoro era venuto a mancare, causa i suoi comportamenti poco cortesi per i motivi descritti sopra. Lei si è trovata letteralmente, senza casa e senza lavoro e quasi senza soldi e senza nessuno che la volesse/potesse aiutare. Non è sorprendente, anche tenendo in considerazione il fatto che la moglie del cattivo le avesse raccontato di essere ricattata da Khun Ramet, il quale è stato dipinto come un playboy senza scrupoli, che Pim accettasse la proposta del cattivo.
Poi, quando è arrivata all’albergo di Khun Ramet, lei si è comportata come sua abitudine, ma anche se la seduzione di Khun Ramet era per un obiettivo preciso, non ho visto che lei si approfittasse di lui in modo palese, nonostante lei vedesse che lui era cotto di lei. Poi, una volta scoperta, Pim ha accettato con tutta la grazia di cui era capace, di ripagare il debito ed è stato uno spasso vederla adattarsi ad un mondo così estraneo per lei che, da essere servita e riverita, si è trovata ad essere lei a servire gli altri. Ovviamente qui bypasso tutto il discorso che lei non sarebbe mai finita in prigione per non aver pagato il conto (salatissimo!) dell’albergo, ma queste sono cose che una impara ad accettare dei lakorn e drama in generale.
Quello che mi è piaciuto di più nell’interpretazione di Kim è stato che, nonostante tutte le disgrazie, Pim era sempre bellissima e sempre fedele a se stessa: infatti, anche nella sua posizione di cameriera, non lasciava che nessuno le mettesse i piedi in testa, ne a lei, ne tantomeno a quelli che poi sono diventati amici suoi. E non solo, questa sua tostaggine l’ha dimostrata anche con Khun Ramet, rifiutandosi di lasciarsi intimidire dei comportamenti di capo-padrone, e anzi, in molte occasioni, mettendolo anche in difficoltà, ad esempio nella sopra menzionata scena nel 7° episodio. Comunque, Pim è di sicuro uno dei personaggi interpretati da Kim che mi piacciono di più. Vorrei vedere in altri drama altre female lead che non diventano delle cerebrolesse nel momento in cui si innamorano del bel protagonista.
Per quanto riguarda Khun Ramet, e facendo la premessa che non avevo mai visto nessun altro lakorn con James Ji, vi devo dire che ero estremamente scettica per via della baby-face che ha e per il fatto che Kim ha una bellezza che non è proprio da bambina ma da donna-donna. Ma, per mia piacevolissima sorpresa, ho visto che James Ji è riuscito a dotare il suo Khun Ramet di due cose che hanno reso piuttosto facile smettere di vedere il suo baby-face, è di capire che stavamo vedendo un uomo tutto di un pezzo. La prima è un senso di autorità che riusciva a trasmettere anche al suo ‘segretario’ che anche essendo più grande di età di lui, sembrava portargli un rispetto quasi riverente. Poi vedendo la reazione generale di tutto lo staff dell’albergo quando lui compariva in scena, mi ha convinto sul fatto che lui fosse al commando della situazione. Poi, la seconda cosa, ancora più influente, è stato il suo dark-side, dimostrato quando ha puntato una pistola al membro dello staff che l’ha tradito nelle prime puntate e poi, di nuovo quando ha dovuto affrontare certe occasioni proprio non tanto simpatiche. L’altra cosa che mi è piaciuta da Khun Ramet è stato che, per una volta, non soffrisse della sindrome ‘spegnimento di cervello in presenza second-lead’ tanto caratteristica ai male lead dei lakorn. E’ vero che poteva arrivarci prima, ma in realtà, l’unico che aveva per basarsi nel costruirsi un’opinione di Bee era l’opinione che Pim aveva su di lei. Ovviamente Khun Ramet ha voluto ritenersi neutrale fino a prova contraria (che poi è arrivata), ma nel frattempo, non ha mai trattato la second lead come nient’altro che una collaboratrice. E anche quando Bee le se è buttata adosso, Ramet ha fatto di tutto per sbarazzarsi e scappare via, mantenendosi fedele ai suoi sentimenti per Pim, che non sono cambiati dal primo giorno.
Una cosa che non mi è piaciuta è stato il fatto che lui insistesse in voler cambiare Pim. Allora, capisco le motivazioni e che lui fosse convinto delle potenzialità di Pim di diventare una persona migliore, ma forse lui si è impegnato un po’ troppo in questa sua autoimposta missione, e ci sono state delle volte che lui non aveva nessun diritto di comportarsi nel modo in qui si è comportato, caso specifico, le sue scenate di gelosia quando Pim era nelle vicinanze di Chart, il cameriere. E poi, la cosa più spiacevole è stato il suo ruolo nel momento più difficile per Pim, quando lui le ha imposto di chiedere scusa all’ex-matrigna. Li, lui ha sbagliato proprio, ma ho anche visto che lui stesso se n’è reso conto quasi immediatamente e poi, quando lui si è visto coinvolto nel fiasco dove Pim ha rischiato di essere violentata da Sia, come gli ha fatto notare Pim, lui stesso si è reso uno strumento nel piano diabolico dell’ex-matrigna. Ma questo è stato anche il momento dove lui ha cominciato a capire lei, quindi forse era necessario. Mi è anche piaciuto il fatto che, dopo che lei pagasse il debito, lui si è visto soffiare il potere che aveva su di lei, e quindi ha perso tutta la sua sicurezza in se stesso, tanto di trascorrere quasi una puntata intera a agnstare nel modo che a me piace vedere nei male lead.
Infine e a scapito di tutte le premesse, la chimica fra di loro era veramente bella. Ovviamente, non siamo alla pari con la chimica che Kim ha con Mark, ma di sicuro con James Ji la scintilla c’era, forse ancora di più che con James Ma. Aiutava il fatto che James Ji ha degli occhi che non hanno l’intensità fuori posto come quelli di Nadech e anche James Ma. Non c’è l’abbiano con me le sue fan ma Nadech non mi piace proprio come attore perché non riesce a ridurre l’intensità del suo sguardo e quindi sembra sempre perennemente scioccato od incazzato. A differenza, Mark e in minor misura James Ji, hanno uno sguardo più neutro che riescono a regolare per interpretare meglio le loro emozioni. Ed entrambi guardano le loro female lead con tantissima tenerezza. L’unico neo in James Ji è che le labbre gli danno sempre un’immagine di sofferenza anche quando magari non ci dovrebbe essere motivo, ma poi sorride ed è uno spettacolo. Putroppo, Khun Ramet sorrideva troppo poco, ma era nel personaggio. Poi, anche se la frangetta non aiutava a Kim a sembrare più giovane, anzi, la freschezza di lei, ed il lato tenebroso che James Ji ha dato a Khun Ramet, aiutavano parecchio a vederli insieme e, nella mia immaginazione, nel seguito del drama, lei aiuterà lui a cambiare e diventare un po’ meno serio e un po’ più spensierato. Conclusione finale: da guardare, Kim è splendida, James Ji è puccio e anche l’extended cast sono bravissimi e non servono solo a strillare come delle galline. Menzione speciale va fatta alle camice di Khun Ramet.
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