| EPISODI 27 E 28 (CONCLUSIONE)Visti con i sub. E, come il 99% dei pareri sul web, aggiungo il mio: Capolavoro assoluto. Difficile trovare un altro drama così unico, che non molla mai (e dico mai) dalla prima all'ultima scena, decisamente sconsigliato ai deboli di cuore o a chi dai drama cerca solo relax e qualcosa per passare il tempo, ma consigliatissimo a chi vuole anche pensare, vedendo Una Storia e La Storia, raccontate come si deve. Bridal Mask è duro, dolce, intenso, forte, spietato, coraggioso... E bellissimo. Un drama che in 28 episodi non ha mai mostrato cedimenti o puntate riempitivo. L'autrice ha scritto la sua strepitosa sceneggiatura e l'ha seguita fino in fondo, senza scordarsi i pezzi. Ora mi sento vuota e apatica, mi ci vorrà qualche giorno per pensare alle altre storie, per abituarmi al fatto che il prossimo mercoledì non avrò nuovi episodi da vedere, che Lee Kangto, Kimura Shunji, Oh Mokdan e Ueno Rie non riapariranno in tv per nuove avventure, o forse sì... Basterà ricominciare dalla prima puntata. I commenti sul drama nella sua totalità li farò quanto le altre sisters doramiche avranno completato la visione, e nel frattempo... Pensieri sparsi sul finale. Scusate la lunghezza, ma c'è tanto da dire. Lo so, a molti Mok Dan non piaceva, però a me sì. Non era, nè pretendeva di essere chissà cosa, per quello c'erano Kangto e Shunji, ma aveva un suo perchè, non l'ho mai trovata nè inutile nè antipatica. Anche perchè Kangto l'amava e lei amava lui, a me interessava la loro felicità, essendo Kangto forse il personaggio più bello che ho trovato in tanti anni di visioni doramiche. Volevo che fosse felice come anche uomo e non solo come eroe, ma evidentemente era chiedere troppo ad un drama coreano. Sappiamo bene come la pensano, questa non è una fiction occidentale, per loro l'eroe deve soffrire fino in fondo per poter rinascere a nuova vita. Lo accetto, è nella loro cultura, ma ciò non toglie che la morte di Mokdan mi abbia fatta soffrire molto. Confesso che ho pianto con Kangto, pur sapendo che era solo un racconto, ma che ci posso fare, questa storia mi ha presa, e non me ne vergogno. L'unica altra volta in cui ho usato pile di fazzoletti è stato con The Devil, di solito mi emoziono, ma non piango. Stavolta sì, è stato proprio crudele, ma logico nell'ottica della narrazione. L'ho capito quando ho visto che il matrimonio tra lei e Kangto era nella penultima, non nell'ultima puntata. Quando ho visto quel vestto bianco m'è venuto un groppo in gola, e infatti non mi sbagliavo, purtroppo.
Kangto ha perso tutto, la famiglia, l'amore, l'unico amico che avesse mai avuto, eppure non ha mai ceduto. Sono stata così orgogliosa di lui quando l'ho visto rialzarsi nonostante i colpi micidiali che ha ricevuto uno dopo l'altro, colpi che avrebbero abbattuto chiunque, ma non lui. In effetti Gaksital nasce alla fine del drama, non all'inizio o a metà. Prima dell'ultima, meravigliosa puntata, c'era Lee Kangto che indossava la maschera di Gaksital, dopo c'è Gaksital e basta, che porti la maschera o meno. Lee Kangto è morto con Mokdan e Shunji, gli unici legami che ancora lo univano al "vecchio se stesso", ed è rinato a nuova vita, forse l'unico modo che avesse per non impazzire. E in questa nuova vita, anche se solitaria, ha cose importantissime che prima non aveva: veri amici (Jang Baek, Dong Jin, Comprade Ahn, Deuk So) persone che gli sono vicine non solo perchè è Gaksital, ma soprattutto perchè è un ragazzo coraggioso, che ha buttato alle ortiche una vita confortevole come schiavo dei giapponesi, per imboccare un sentiero difficile, irto di ostacoli ma giusto, dimostrando di essere pronto a morire per la sua terra e la sua gente. Tutti loro hanno perso qualcuno che gli era caro in quella guerra, perchè è una guerra, e sanno bene cosa vuol dire, questo ha cementato la loro amicizia, si butterebbero nel fuoco per Kangto. Mi consola sapere che non è più solo. E poi ha una missione: liberare Joseon, ora l'intera città di Seoul lo ama, mentre prima lo odiava, adesso ha abbracci, prima sputi. Anche perchè il "segreto" di Gaksital non è più un segreto, sono ben pochi ormai quelli che non sanno chi lui sia in realtà, e ora amano e proteggono anche Lee Kangto, lo accettano come lo accettò subito Mokdan, perchè hanno capito. Kangto è un gigante, e io lo adoro, so che troverà la sua felicità.
Shunji è stato l'altro picco del drama, un personaggio meraviglioso, complesso tormentato, tragico. Mi è piaciuta molto l'ultima scena, l'ultimo confronto con Kangto, gestito in maniera spettacolare. Niente urla e strepiti, niente ricriminazioni, quelli ci sono stati prima, a quel punto nemmeno avevano più la forza di odiarsi o rimproverarsi le proprie colpe, c'erano solo amarezza e rimpianto. Quel dialogo, condotto nel silenzio più assoluto (cosa giustissima, solo alla fine c'è una leggera musica) aveva un che di surreale, l'ultimo thè, gli ultimi tristi sorrisi. Avevo la pelle d'oca mentre vedevo quella scena, così pacata eppure tagliente come una lama. Shuinji sapeva di non poter più tornare indietro, si può farlo, certo, ma solo fino ad un certo punto, poi non più. E lui l'aveva superato quel limite, l'ha fatto quando ha ucciso Mokdan, il punto di non ritorno. Certo, non era a lei che mirava, bensì a Kangto, ma il risultato è stato il completo disastro, per tutti.
Come Kenji. Ancora una volta l'autrice, con maestria, ha creato un altro micidiale parallelismo, le scene che ritornano, la nemesi di questi personaggi, destinati a ripetere gli stessi errori di padri e fratelli. Kenji dà inizio al disastro uccidendo accidentalmente la madre di Kangto, sebbene avesse mirato a Kangsan, Shunji uccide accidentalmente Mokdan, sebbene avesse mirato a Kangto, chiudendo il cerchio. Nessuna pietà, nessuna redenzione, ma dolorosa consapevolezza. Shunji sa che Kangto non ce la farebbe mai ad ucciderlo, lo sa, nonostante tutto il dolore che gli ha provocato, e sa anche che non può più andare avanti così, i sensi di colpa sono insopportabili, le mani troppo sporche di sangue innocente. Quindi compie l'unico gesto che a quel punto gli restava da fare, lo compie di sua mano, lo doveva a tutti quei morti e anche al vecchio amico. Tristissimo ma inevitabile, come le lacrime di Kangto che sente lo spario, e sa che è tutto finito. E' lì che "muore" anche lui e rinasce come Gaksital, non ci sono più vendette, c'è solo Joseon adesso. La pace dopo tutto quel dolore.
La scena finale è favolosa, tutti quei Gaksital che proteggono il vero Gaksital al centro, e procedono uniti. Votati alla morte? No, sembrava la fine, sotto la minaccia delle armi della Polizia, e invece le bombe alla stazione ribaltano le cose. Se l'erano preparata gli indipendentisti, non avrebbero mai rischiato la vita di tanti innocenti mandandoli al massacro (sebbene è certo che dei morti ci saranno), ma quello è un nuovo inizio, non la fine.
Tanto di cappello.
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