DIC :: Forum ::

Nobuta wo Produce

« Older   Newer »
  Share  
moon-eo
view post Posted on 12/1/2021, 02:29 by: moon-eo     +1   +1   -1
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
749
Reputation:
+196

Status:


<< Cicala! Che senso ha continuare a vivere in autunno? Sei troppo sola! Dovresti arrenderti ….
Sia per le cicale che per gli uomini, arrendersi è una grossa scelta.>>


LA PRODUZIONE :sisi:


Sotto il vivace aspetto kawaii delle caratteristiche uniformi scolastiche alla marinaretta; dietro ai volti scintillanti e perfetti dei due protagonisti maschili ancora nel fiore dei vent'anni che ormai furono; messo un po' in ombra da tutte le idiosincrasie e follie che spuntano come funghi puntata dopo puntata (a partire dai gesti buffi ideati da uno dei tre protagonisti fino a tutta una serie di personaggi al limite del surreale che appaiono e scompaiono davanti agli sguardi attoniti del nostro trio), questo drama ha come tema portante un argomento in realtà affatto spensierato e solare, di fatto per niente adatto a dei liceali giovincelli: quello della “produzione” che dà, appunto, il titolo all'opera.

Che cosa è una produzione?

Wikipedia dice: “La produzione in economia è l'insieme delle operazioni attraverso cui beni e risorse primarie vengono trasformati o modificati [….] in beni e prodotti finali a valore aggiunto in modo da renderli utili o più utili cioè idonei a soddisfare, in seguito alla loro distribuzione sul mercato, la domanda ed il consumo da parte dei consumatori finali.

Il termine produzione, in seguito, è andato a descrivere ogni tipo di attività umana per poi essere applicato, in ultima fase, agli esseri umani stessi; nello specifico a quel processo di selezione, trasformazione e vendita al pubblico di quei personaggi facenti parte del così detto show business (del quale io ci ho visto almeno un riferimento durante il corso delle puntate). Un concetto sintetizzato perfettamente da Akira (uno dei tre protagonisti) durante un monologo con sé stesso: “Essere prodotti significa diventare qualcosa che tutti quanti vogliono”.

Ed è proprio quest'ultima accezione del termine a dare il la alla trama: due ragazzi (che non possono essere più diversi l'uno dall'altro) si coalizzano per far diventare la ragazza sfigatella, Nobuko Kotani anche detta Nobuta, appena trasferitasi nella loro scuola ma già presa pesantemente di mira dagli altri compagni di classe, la studentessa più popolare dell'istituto. Ma questo leitmotiv così amato dal fantasioso universo dei manga tanto da esser diventato un vero e proprio stereotipo, data la sua vena utopistica e morale richiamando ai sentimenti più puri dell'adolescenza, qui porta ben poco di idealistico. Si veda il seguente dialogo che, di fatto, dà inizio alla produzione:

Akira: “Sii felice! Adesso Kotani non è presa più di mira da nessuno!
Shuji: “Non essere così ingenuo. Verrà ancora maltrattata. Ascolta …. quando qualcuno è ad un livello così basso …. e prova a diventare popolare così velocemente, non verrà mai accettato. A meno che non la portiamo ad un livello superiore, la gente non noterà alcuna differenza in lei.
[….]
Akira: “Beh, ci sarebbe qualcosa da sistemare anche al suo “interno” ….
Shuji: “Com'è fatta dentro, non ha alcuna importanza. Se tutti dicono che una cosa è bellissima, sarà bellissima agli occhi di tutti. Se tutti vogliono una cosa, il prezzo sale. Ci sono persone al mondo che ragionano così.
Akira: “E chi sarebbero queste persone?
Shuji: “Quella gente …. [indica i grattacieli del quartiere finanziario] Quelle persone pensano a come farci spendere sempre più soldi. Far entrare una canzone in classifica anche se non è bella …. Trasformare una ragazza comune in una idol …. Mettere un mucchio di persone davanti all'ingresso di un pessimo ristorante di ramen …. In altre parole …. “Produttori”.... o qualsiasi cosa essi siano.

Un inizio degno di Frankenstein, di un film horror piuttosto che di un'opera dedicata a dei liceali …. Eppure è proprio così: cinico da star male, realistico al tempo stesso da far deprimere e da far riflettere. Proprio come quei grattacieli enormi del quartiere finanziario che Shuji indica ad Akira in questo dialogo e che saranno uno spettacolo ricorrente nel corso della serie: sono visibili da qualunque parte i personaggi si trovino; che siano a scuola, per le vie di Tokyo, al rifugio di Akira od a casa di Shuji quegli abnormi mostri di cemento sono sempre lì, ad un passo dall'inghiottire il palazzo, a confronto minuscolo, nel quale abita Shuji o che si stagliano tronfi di una superbia mal celata nel panorama tokyota …. Onnipresenti, hanno il compito di ricordare ai nostri ed a tutti i loro compagni cosa è veramente importante nella vita, cosa è, quindi, da perseguire strenuamente e qual'è il loro posto nella società. Non c'è tempo né spazio per sognare, per lasciarsi andare a qualche fantasia che non sia materialistica; quei grattacieli – veri padroni della città – parlano chiaro: “Chi sogna non produce denaro” ….

Un inizio atipico, quindi, molto particolare, che darà il via ad un progetto altrettanto singolare. Un progetto che nasce un po' per scherzo, un po' per provare a sé stessi il proprio valore, un po' per una strana, inspiegabile e morbosa voglia di creare, pur stando nell'ombra, qualcosa con le proprie mani – come dice Aoi – di essere la materia grigia dietro ad un progetto, un po' per altruismo ed empatia.
Sarà una produzione che avrà inevitabilmente il carattere dei suoi produttori: sarà scaltra e calcolata come il suo produttore capo, Shuji Kiritani, a tutti gli effetti l'ideatore e la mente del trio; ma sarà anche innocente e giocosa, che non riesce a prendersi troppo sul serio, come sa essere il nostro aiuto produttore, Akira Kusano, che fortunatamente sarà sempre presente per sdrammatizzare la situazione. Quando poi anche l'oggetto stesso di questa produzione, Nobuta, comincerà ad aggiungerci un tocco di saggezza e di sensibilità, comincerà cioè ad esternare le sue opinioni autonome, sarà il segnale dell'inizio dello sfaldamento del progetto “la produzione di Nobuta”.

I PERSONAGGI :shy:


CITAZIONE (Gelsika @ 4/2/2010, 09:21) 
Come vedi ci sono 3 personaggi, una è un'emarginata sociale: gli altri la isolano e lei non ha nessuna intenzione di entrarci. Uno è pazzo [….] che è un po' come un personaggio di De Filippo. E' un po' un finto pazzo, facendo il pazzo può fare quello che vuole ed è schietto, non è inibito come molti altri che si comportano in maniera razionale. Gli altri lo emarginano ma lui non si comporta come un emarginato perché in fondo lui sa che non è che gli altri siano meglio di lui [….]. Infine c'è il falso che pur di essere accettato si finge ciò che non è. Questa secondo me è una forma diversa di emarginazione. Un'emarginazione che si crea l'emarginato stesso, perché alla fine nessuno dei suoi "amici" lo conosce davvero, quindi non sono VERI amici. E durante l'adolescenza, se non hai amici la vita è difficile! Shuji fa il tipo fighetto, ma non senza soffrirci (vedrai).
Comunque come avrai capito, questi personaggi "particolari" sono destinati a diventare grandi amici

~ SHUJI ~


CITAZIONE (Gelsika @ 2/11/2007, 23:45) 
Sin da subito si capisce che Shuji è qualcuno di particolare. Qualcuno dall'animo profondo che vuole fingere un'estrema superficialità.

jejja88 pag.20
CITAZIONE
Shuji è il classico ragazzo per bene che non sgarra niente, e che infatti per consuetudine dimentica anche come ci si lamenta …. ne deve sopportare tante, e solo perché ha paura di mostrare il vero se stesso …. mentre questa cosa non esiste negli altri due protagonisti, che hanno dalla loro la forza di riuscire a comportarsi per come sono davvero.

Per gli amici è un mattacchione, “l'anima della festa” sempre pronto a far confusione ed a scherzare, un tipo sempre allegro e sorridente con cui è un piacere conversare, uno che preferisce divertirsi e che non ha tanti pensieri per la testa se non quello di far baldoria col suo gruppetto. Niente di più sbagliato. E già il primissimo episodio regala allo spettatore una scena emblematica di questa dualità tanto cara al personaggio: Shuji che cammina lungo il corridoio della scuola in mezzo a tanti …. bambinetti delle elementari con addosso la divisa delle superiori. Ecco come il ragazzo vede e giudica i suoi coetanei: come dei poppanti stupidi ed infantili, che pensano solo e soltanto a divertirsi ed a fare sciocchezze e che non si avvicinano neanche con l'unghia del mignolo al suo livello; e lui, l'unico adulto lì dentro, costretto a subire le loro scemenze delle quali è stufo marcio.
E non può che essere così, data l'intelligenza fenomenale della quale il ragazzo è dotato, tanto da permettergli di cavarsela in ogni situazione e, una volta lanciato il progetto della produzione, di cogliere le opportunità al volo per far aumentare la popolarità di Nobuta. Un ragazzo, insomma, dalla materia grigia non indifferente, scaltro e molto astuto. Ma probabilmente la parola che meglio definisce questo personaggio è cinismo: Shuji non è una persona egoista bensì molto, molto cinica; cinismo oltretutto aiutato a trionfare grazie al razionalismo imperante e sempre presente nei ragionamenti del ragazzo. Shuji, semplicemente, crede che il mondo sia governato dall'ipocrisia, dall'egoismo, dall'indifferenza e dall'auto-conservazione (per dirla con un concetto proveniente da un certo manga: che sia governato “da Marte”), e che gli individui non facciano altro che sottostare a questi dettami senza farsi troppi sensi di colpa. Il mondo, insomma, è finto e freddo e per riuscire a sopravviverci non si può far altro che adeguarvisi. Un ragionamento al limite del banale ma al tempo stesso freddo e spietato, che non lascia possibilità di scampo, a sé stessi in primis.
Ma tutto ciò non esclude che Shuji sia anche una persona molto sensibile ed altruista. Ce lo dice il primo episodio che ci mostra il ragazzo affezionarsi ad un salice (l'unica cosa viva in quel mondo di calce e cemento) vicino al porto, l'unico verso cui sente una vera connessione spirituale, l'unico con cui può essere sé stesso. Ce lo dice Nobuta quando afferma: “Ecco cosa gli piace: la gente. Si atteggia da persona forte e tuttavia ama la gente che lo circonda. Molto probabilmente tiene molto agli altri. Ecco perché mente. Cerca di nascondere i suoi veri sentimenti”. Un ragazzo che più di tutto ama la compagnia, quindi; a cui interessano le persone e che odia la solitudine, a differenza degli altri due che invece, se non la amano, la preferiscono certamente a delle amicizie di convenienza. Un ragazzo troppo conscio di sé stesso e del mondo che lo circonda, il quale SA di essere debole proprio in virtù della sua sensibilità e che, spaventato dal vuoto che potrebbe crearsi intorno a lui, decide di fingersi un'altro, un suo completo opposto. Quando, però, conoscerà per la prima volta il calore della vera amicizia si renderà conto a poco, a poco che in quel vuoto che tanto rifugge lui vi si trova già, e da un bel pezzo anche. Credeva di fregare il mondo ed invece scopre di aver fregato solo sé stesso. Da quel momento in poi nulla sarà più come prima ….

~ AKIRA ~


CITAZIONE (Gelsika @ 2/11/2007, 23:45) 
Mi ricorda un po' le teorie di Pirandello. E la sua teoria sul fingersi folli.
Specie per il personaggio di Akira. Dove finisce il punto in cui ci è e inizia quello in cui ci fa?

jejja88 pag.20
CITAZIONE
È solo che non riesce a capire bene come vivere la sua adolescenza...secondo me la sua innaturale spensieratezza in realtà è positiva, un carattere sensibile come si intravede essere il suo verrebbe troppo scosso se non avesse quel muro di pazzia che lo protegge...

CITAZIONE (A.J. @ 21/6/2009, 20:58) 
Tutti e tre i personaggi sono interessanti nelle loro personalità, anche se il mio preferito è Akira, che oltre ad essere davvero ben interpretato è anche colui che tiene unito questo "strano" terzetto.
Akira è un ragazzo che ha un grande bisogno di trovare un amico vero, ha un animo puro, privo di ogni malizia e incapace di cattiveria e proprio la sua "innocenza" e la sua totale mancanza di atteggiarsi da "figo" lo emarginano, facendolo passare un po' per tonto ... ma in realtà dal suo "angolino di mondo" nota molte più cose di altri ... gli manca solo quel qualcuno che lo aiuti a dare un senso alle cose ... non a caso "sceglie" Shuji, di cui ha intuito la vera personalità.

Questo personaggio è indubbiamente il “jolly”, il collante che tiene unito il trio, come giustamente asserì qualcuno. Akira vive in un mondo tutto suo in cui non ci sono limitazioni né conseguenze e proprio per questo risulta di fondamentale importanza, dato che i suoi due compagni son persone che hanno l'abitudine di auto-limitarsi: l'uno in via della sua ferrea ed infallibile razionalità, l'altra a causa della bassissima autostima che l'affligge. Senza Akira, perciò, moltissime cose non sarebbero accadute, men che meno la “produzione”: è lui che, al termine del dialogo con Shuji sovra citato in realtà atto a dissuaderlo, chiude la scena con un: “E allora facciamolo!”. Un personaggio per cui sogno e realtà ancora si mescolano e per il quale non esistono limiti fintanto che si è insieme. Un personaggio che continua ad OSARE, nonostante la società tutta gli intimi di non farlo, e che in virtù della sua sconfinata immaginazione saprà dare grandissima forza ai suoi amici.
Ma ovviamente neanche per lui tutto è rose e fiori; se non fosse un personaggio più intricato e complesso di quello che appare non sarebbe comparso in questo drama.
Probabilmente Akira è, tra i tre, il più afflitto dalla pressione proveniente dal mondo degli adulti, dalla fretta di dover crescere e di prender definitivamente posizione nel suo piccolo angolino di mondo, lasciandosi alle spalle i giochi dell'infanzia per sempre. Suo padre, a proposito, gli ha apertamente dato un ultimatum: “Divertiti adesso perché dopo dovrai ereditare l'azienda di famiglia ed entrare in società”, cosa che lo ha spaventato, chiaramente, e fatto regredire inconsciamente ad uno stato di “perenne bambinone un po' troppo cresciuto”. E poi c'è la finta pazzia che, come dicevano le altre utenti, lo aiuta a preservarsi inalterato ai cambiamenti del mondo: i pazzi possono fare ciò che vogliono proprio in via della loro pazzia, possono fare quello che a tutti gli altri non è concesso fare senza per questo dover rendere conto a qualcuno delle proprie azioni. In una parola: libertà. Ecco ciò che Akira ottiene fingendosi matto.
Ma anche i matti hanno bisogno di un amico ….
Ancora una volta assistiamo ad un personaggio che cade vittima delle proprie azioni, preso in scacco dallo schema che lui stesso aveva ideato. Ed entrambe le sconfitte si traducono in una buia solitudine. Così come Shuji si nasconde dietro una maschera di falsità totale e perfezione e finisce col ritrovarsi solo, così Akira si nasconde dietro una maschera di follia e si ritrova completamente isolato. È probabile che, dal fondo della sua solitudine, Akira abbia capito cosa lo accomuna a Shuji riuscendo in tal modo a far breccia nella maschera, finora intatta, del ragazzo e dando così il via ad una grande amicizia ….

~ NOBUTA ~


Questa ragazza misantropa, che ha in odio il mondo, è colei che dà inizio all'intera vicenda.
Per colpa di un brutto trauma subito da bambina, Nobuta è sicurissima che nella vita gli sforzi non portino a nulla e che aprire il cuore agli altri riservi soltanto dolore. È fermamente convinta, cioè, che il mondo sia un posto talmente ostile da non riuscire a farne parte.
E questa sua accidia, questa sua poca voglia di vivere Nobuta la dimostra con tutto il suo essere: ha un passo lento e strascicato, con la testa perennemente chinata a guardare il suolo, con una bocca che emette suono raramente e quando lo fa è sempre balbettante ed insicuro. Ecco, quindi, che appare come una ragazza piuttosto lugubre ed assai particolare, cosa che la fa puntualmente isolare dal resto dei suoi compagni se non divenire apertamente oggetto di bullismo ed angherie varie. Ma Nobuta non crede nel cambiamento, non crede nella riuscita dei tentativi che si fanno per migliorare le cose, e perciò è fermamente ancorata al suo essere così singolare nonostante questo le procuri non pochi problemi. La ragazza, cioè, è l'esatto opposto degli altri due protagonisti: è coerente con sé stessa fin quasi la pazzia, è sempre autentica e sincera e non indossa nessuna maschera. Nobuta è un libro aperto, con le sue paure ed incertezze sempre in bella vista e che non cerca mai di nascondere. Glielo dice anche Shuji d'altra parte, quando la vede piangere sul terrazzo della scuola: “Come riesci a mostrare i tuoi sentimenti così apertamente?” Quindi oltre all'empatia, la sensibilità e l'altruismo che suscita questa ragazza così sola ed inerme, io credo che Shuji ed Akira si siano sentiti chiamati in causa anche perché in lei si sono un po' riconosciuti: la totalizzante sincerità della ragazza ha agito da specchio per i due ragazzi le cui coscienze si sono, in un certo senso, risvegliate dal torpore del tran tran quotidiano per apprendere, finalmente, che in realtà “quando va quasi tutto bene è un po' come dire che va quasi tutto male” ….
Ecco perché dobbiamo parlare di “Producendo Nobuta” – e non altri titoli che ho letto venir proposti – perché senza questa ragazza così vera, non ci sarebbe stato nulla di nulla.

FINALE ED ULTIME CONSIDERAZIONI :runaway:


È chiaro che la produzione sia una produzione “farlocca”; una che si prefigge un obbiettivo e che finisce con ottenere tutt'altro, una dove a cambiare sono i produttori piuttosto che l'oggetto prodotto in un continuo scambio e condivisione di paure, ansie, piccole gioie, dove mentre si aiuta si è anche aiutati e dove mentre si insegna impariamo a nostra volta.
In questa logica, quindi, non trovo molto sensato questo ragionamento:
CITAZIONE (tsukushi*makino @ 29/12/2009, 14:11) 
Alla fine non è che lei sia cambiata più di tanto,
è cambiato solo il comportamento degli altri nei suoi confronti [….]
Però non ho visto un vero e proprio cambiamento in lei e quindi a lungo andare il suo comportamento non mi risultava più originale e simpatico come nelle primissime puntate.

Come ho detto, quella nel drama vuol essere una PRODUZIONE INVERTITA, dove sono i produttori, così sicuri di sé e di come stanno portando avanti la vita, a capire di avere torto mentre proprio colei che avrebbe dovuto cambiare – perché asociale, perché strana, perché sensibile; in una parola sbagliata – resta fedele a sé stessa. Solo, con una piccola ma in realtà enorme differenza rispetto all'inizio della serie: adesso Nobuta ha fiducia in sé stessa, si ama per quello che è.
Tutto il drama ruota intorno a questo assunto e se non si capisce questo vuol dire che non si è afferrato per niente il messaggio che l'opera vuole dare, e cioè che non bisogna cambiare sé stessi e dar le spalle ai propri valori per compiacere gli altri – diventando, così, l'ennesimo manichino senza personalità prodotto in serie – piuttosto bisogna imparare ad amarsi e ad accettarsi per quello che si è, nel bene e nel male.
Il fatto che il resto della classe adesso l'accetti è solo conseguenza del fatto che, prima di tutti, si è accettata lei stessa. L'accettazione di sé fa emergere naturalmente sicurezza, quindi confidenza e non più il rigetto totale che la Nobuta di prima generava. Questo fa sì che le altre persone siano naturalmente attratte da lei. Solo se amiamo prima noi stessi possiamo sperare che ci amino anche gli altri.
L'auto-accettazione è un processo tutto interiore e per questo a noi non è dato vederlo. Possiamo soltanto ammirarne il risultato in una brevissima sequenza, nell'ultima scena prima della vera ultima:
il bellissimo sorriso di Nobuta mentre guarda il cielo per farlo vedere ai suoi due amici. Una scena breve e senza parole ma che fa capire benissimo il cambiamento immenso che la ragazza ha compiuto: adesso si vuole bene. Ed è contenta di essere così com'è perché di Nobuko Kotani ce n'è e sarà solo una.



Avrei sorvolato volentieri su chi sia stato il mio boy preferito dato che sono entrambi ugualmente importanti per la storia; però essendoci ben 32 pagine di Akira-love ho pensato di dover dire la mia …. :gnegne: :gnegne:
Per me non c'è stata storia, dall'inizio alla fine Shuji è stato senza ombra di dubbio il mio preferito :cuore: Sarà che a me piacciono i personaggi tormentati nei quali l'ombra è molto presente, sarà che preferisco di gran lunga un modo di recitare “tranquillo”, pacato, per niente sopra le righe – ed infatti con una 16ina di anni di ritardo X) mi sento di dire tranquillamente che quel premio per il miglior attore Kame se lo meritò tutto – sarà che il personaggio di Akira io non l'avevo proprio capito …. :emu:
Durante la visione dell'opera non sono riuscita ad andare molto oltre la sua stranezza; se ci ho capito qualcosa è solo grazie ai bellissimi commenti che ho trovato in questa discussione, quindi grazie davvero :inchino:

In conclusione un'opera davvero molto, molto bella e che consiglio a tutti :cuore: ; a patto che seguiate questa dritta:
CITAZIONE (A.J. @ 16/11/2009, 21:12) 
Nobuta va visto con il cuore, forse sembrano parole scontate o addirittura esagerate, ma è così ... non bisogna analizzarlo, bisogna viverlo ...

Spegnete il cervello e fatevi trascinare dalle emozioni, dalle mille stramberie, dal non-sense se volete.
Solo così riuscirete a captare il messaggio di fondo che l'opera vuol dare, altrimenti vi risulterà tutto troppo confusionario e di pessimo gusto.

Kon Kon ~
 
Top
476 replies since 12/11/2005, 12:43   16916 views
  Share